Ha scritto, poco più che ventenne, una delle migliori commedie drammatiche del cinema italiano degli ultimi anni. Quel “Io e il secco” diretto da Gianluca Santoni (nella foto), il cui soggetto cinematografico ha vinto il premio Solinas nel 2017. Da quel riconoscimento il via ad una carriera in ascesa con una carrellata di film e serie tv (dalla saga teen nata da “Sul più bello” al mistery di “Blackout - Vite sospese”, agli adattamenti italiani dei family drama “Noi” ed “Inganno” alla serie storica “Mameli - Il ragazzo che sognò l’Italia”) da fare invidia a sceneggiatori più navigati e che fanno di Michela Straniero, 35 anni appena compiuti, uno dei nomi di punta della generazione di nuovi sceneggiatori chiamati a raccogliere il testimone della commedia all’italiana, quel modo di portare al cinema storie di denuncia sociale con l’ironia dello sberleffo, tenero e graffiante, tra sorrisi e lacrime. Eppure proprio lei è la prima a dire che il cinema nazionale sta disperdendo le potenzialità di questa eredità. Poiché si limita ad esplorare quello che oggi si chiama “dramedy” senza andare oltre ai cliché. “Se vogliamo davvero raccogliere quella incredibile eredità di storie e personaggi bisogna avere il coraggio di investire in nuove storie e non di limitarsi a scegliere solo Ip, talent o libri di successo per poi adattarci sopra una formula espressiva ‘alla commedia all’italiana’, un po’ scorretta, irriverente – afferma nella videointervista ‘Ciak, azione’ della agenzia di stampa 9colonne (https://www.youtube.com/embed/95GTPT-pX5I?si=HpeBBR-VjufOA5et) -. Ma la commedia all’italiana era grande proprio perché sapeva dare chiavi di lettura della società. I dati di ascolto e anche degli accessi al cinema degli ultimi tempi parlano chiaro su quanto puntare su IP che si pensa sbancheranno il botteghino in realtà non ha pagato come politica. Penso a tutti i film che sono stati fatti a partire da influencer… Quindi inseguire a tutti i costi il favore del pubblico, pensare già a quello che può piacergli, è fallimentare. Ad esempio ‘Breaking Bad’ è una serie tv che partiva da un concept nuovo ed è diventa un successo mondiale. Ed ora la nuova legge sul cinema in Italia è come se mettesse un muro alla possibilità di produrre nuove storie, accanendosi in particolare sulle opere prime, penalizzando i film che non hanno una forte distribuzione. Ma così si possono perdere delle perle, un Sorrentino o un Garrone delle origini… Quindi servirebbe più raziocinio. Dire che il cinema deve produrre per forza degli utili rischia di azzoppare ancora di più una industria che è già sofferente proprio per la mancanza di storie”. (PO / redm – segue)
In questo scenario ci sono poi le difficoltà di accesso alla professione per i giovani sceneggiatori, tanto più se donne. “Il premio Solinas è stato un assoluto spartiacque per accedere al mondo cinematografico che è qualcosa ancora di molto chiuso - sottolinea Straniero -. E fino a poco tempo fa era praticamente precluso alle donne che comunque stanno ancora lottando oggi per dimostrare di avere le stesse capacità degli uomini e, in alcuni casi, anche di più. Ho trovato ad esempio, su set guidati da donne, una solidarietà ed un clima diverso rispetto a quelli condotti da uomini. Quindi, quando sento colleghi, anche della mia generazione, che lamentano le norme sulla diversity come una imposizione me ne dispiace perché, invece, le considero un arricchimento per il settore, un dovuto riconoscimento di professionalità. E' assurdo il dover ogni volta lottare per poterci essere. Come è anche assurdo il pregiudizio che le donne apportino una differenza di visione. Ho sentito dire in fase di scrittura: ‘c’è bisogno di una penna femminile’. Ma che significa? Per fortuna è una cosa che sta accadendo sempre meno. Anzi, mi è capitato spesso di essere ultimamente in writers room, quasi solamente al femminile, dove nessuno ha mai pensato di dire che ci fosse bisogno di una 'penna maschile'”. Per la sceneggiatrice romana servono quelli che chiama film “di pancia e di cuore” per riuscire a raccontare la complessità del mondo attuale, dalla violenza familiare alla droga, dai nuovi confini dei generi sessuali alle inquietudini di fragili adolescenze, dalle famiglie disfunzionali alla perdita di contatto sociale al tempo dei social network. Ne è un esempio appunto la storia di “Io e il secco” che racconta di Denni – 10 anni - che assolda perché gli uccida il padre violentatore della madre quello che crede un killer, in realtà un innocuo balordo che mira a raccattare qualche soldo (Andrea Lattanzi, già apprezzato nella serie Netflix “Summertime” e nel recente “Grazie Ragazzi” di Riccardo Milani). Il film scritto da Straniero insieme a Gianluca Santoni – il regista marchigiano conosciuto quando entrambi frequentavano il Centro sperimentale di cinematografia – ci ha messo anni prima di trovare un produttore (nel 2023 con Nightswim) pur essendo un luminoso esempio di una nuova commedia all’italiana per la sua capacità di “raccontare con l'ironia una materia che invece è altamente drammatica come quella della violenza assistita dei bambini – spiega la sceneggiatrice -. Penso ad un film come ‘Brutti sporchi e cattivi’ che racconta una situazione drammatica quale quella della povertà più estrema dei baraccati e lo fa senza filtri, mettendo in scena una crudeltà che però diverte, fa ridere e fa anche amare i personaggi. Così, per noi, era importantissimo riuscire ad amare Danny ed il Secco soprattutto e quindi la commedia all'italiana - innanzitutto quella tragicomica di Mario Monicelli- è stata la chiave per entrare in empatia con questa storia”.
Per una felice scelta Michela Straniero sceglie di rispondere alle domande di “Ciak, azione” dal terrazzo di casa sua, nel quartiere romano di San Lorenzo dove abita dal 2008. Ad un tiro di schioppo c’è Casal Bertone dove si girò l’iconica scena del terrazzo dei “Soliti Ignoti” di Mario Monicelli, con la lezione per scassinatori tenuta da Totò (anche se quel palazzo finì poi demolito). Proprio il film del 1958 sulla balorda banda di ladri è uno dei preferiti da Michela Straniero “per la sua commistione di realismo, tragedia e commedia. Penso che l'umanità che trasuda dai personaggi, il divertimento che quell'umanità un po’ scanzonata, scapestrata, disperata ti riporta. E’ qualcosa di geniale, uno di quei film che puoi guardare e riguardare e di cui mi ricordo di aver letto la sceneggiatura, esilarante, al Centro sperimentale di cinematografia e di essermi divertita anche solo a leggerla perché era scritta quasi come un romanzo e soprattutto in maniera tale che mentre leggevi vedevi i personaggi. Ma, se dovessi scegliere un altro film preferito, direi anche Barry Lindon di Stanley Kubrick in cui l'ironia entra nella grande storia, con un personaggio assolutamente scorretto e Trainspotting di Danny Boyle che rientra in un filone di commedia nella tragedia più nera ma anche di umanità perduta che è la cifra che forse mi interessa di più in una storia”. Ed infatti i personaggi creati da Straniero sono figure in trasformazione, che trovano se stesse in percorsi complicati e sofferti ma sempre costellati della lieve cifra dell’ironia. E, spesso, si tratta di adolescenti o poco più. Dal disagio mentale adolescenziale della serie tv “Oltre la soglia”, del 2019, ai traumi dei ragazzi del film “La Guerra è finita” diretto da Michele Soavi del 2020, dal vampirismo intellettuale da cui si emancipa la giovane protagonista di “Quasi a casa”, film di esordio di Carolina Pavone, alla malattia vissuta come risorsa per godere appieno della vita, in modo sagace e fiabesco, della Marta - sorta di Amelie italiana - di “Sul più bello”, esordio alla regia del 2020 di Alice Filippi (dall'omonimo romanzo di Eleonora Gaggero), teen drama di grande successo che ha portato alla luce il talento di Ludovica Francesconi e che ha dato il via ai sequel “Ancora più bello” (2021) e “Sempre più bello” (2022), sempre sceneggiati da Straniero ed ora diventati anche una serie tv per Prime Video. Un’altra storia di coraggiosa rinascita è quella sceneggiata da Straniero per il film “Rinascere” sulla storia di Manuel Bortuzzo, il nuotatore paralimpico che ha saputo reagire al colpo di pistola sparato contro di lui per uno scambio di persona che lo ha reso paralizzato quando aveva solo 20 anni. Ed in questa ricerca di storie capaci di intrattenere quanto di riflettere sul piano umano, in particolare per le nuove generazioni, Michela Straniero giudica necessario cambiare anche il concetto di fruizione nelle stesse sale cinematografiche: “Andare al cinema deve diventare un'esperienza. Che non vuol dire limitarsi alla proiezione-evento come sta prendendo piede adesso, specie per i film più piccoli. Ma deve fare sentire in un luogo di aggregazione sociale. Non solo un posto dove vedere un film perché quello ormai lo puoi fare anche a casa, tramite un cellulare. L'idea che deve passare è che non stai soltanto andando a vedere un film in sala ma stai partecipando nel creare qualcosa per la comunità. Lo dimostra la formula che sta funzionando del Cinema America di Roma dove c’è il bar e la sala studio. Tutte le volte che sono andata a vederci un film, anche se di nicchia, ho sempre trovato la sala piena di molti giovani ma anche della gente del quartiere. Una bella sfida per gli esercenti ma anche per chi scrive le storie che andranno al cinema”. (28 gen - red)
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