di Paolo Pagliaro
Il problema delle liste d’attesa – una disfunzione che mina la tenuta e la reputazione del sistema sanitario pubblico - è stato richiamato anche dal Presidente Mattarella nel discorso di fine anno per le sue implicazioni sanitarie, sociali ed economiche: “Vi sono lunghe liste d’attesa per esami che, se tempestivi, possono salvare la vita. Numerose persone rinunciano alle cure e alle medicine perché prive dei mezzi necessari”.
Una legge approvata in luglio avrebbe dovuto contribuire a ridurre i tempi d’attesa. La legge prevedeva un nuovo sistema di monitoraggio più efficace e strumenti di controllo nati dalla collaborazione tra le Regioni e il Ministero della Salute. Prevedeva anche, la nuova norma, che in caso di impossibilità a rispettare i tempi con il servizio pubblico, la prestazione dovesse essere garantita ricorrendo all’intramoenia o al privato accreditato, facendo corrispondere al cittadino il solo importo del ticket. A vantaggio dei medici era prevista la detassazione delle prestazioni aggiuntive eseguite per ridurre le liste d’attesa. Inoltre, dal 2025, veniva abolito il tetto di spesa per le assunzioni di personale.
Ottimi propositi, che tuttavia sono rimasti tali. Come ha rivelato oggi la Fondazione Gimbe, non sono stati ancora approvati ben 5 dei 6 decreti attuativi indispensabili per passare dalle parole ai fatti. Per alcuni decreti il tempo è addirittura scaduto. E dunque le buone leggi passano e le liste d’attesa restano.