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Narcotraffico e contrabbando nel Canale conteso

Narcotraffico e contrabbando nel Canale conteso

di Piero Innocenti

La frontiera di Panama con la Colombia è caratterizzata da una natura selvaggia e inospitale che non ha paragoni in tutto il continente americano. Narcotraffico e contrabbando sono le componenti essenziali di questa regione chiamata Darien. Venuta alla ribalta anni fa per la consistente presenza, di tanto in tanto, di truppe scelte americane in “esercitazione” combinata con quelle panamensi ( particolare che ha sempre suscitato qualche perplessità da parte colombiana), ha riproposto alla attenzione degli osservatori internazionali la posizione strategica di uno Stato, quello di Panama e del suo Canale, che ha sempre fatto gola ad altri paesi, in primis agli USA come confermato anche dalle recenti dichiarazioni dello stesso Trump subito dopo il suo insediamento alla Casa Bianca ( le rivendicazioni di Trump sul Canale sono state espresse domenica scorsa dal Segretario di Stato americano Rubio arrivato a Panama per una serie di incontri). Senza dimenticare l’invasione americana, nel 1989, sotto la presidenza Bush, giustificata, tra l’altro, per combattere il traffico di droga e porre fine al ruolo di Panama nel passaggio agevole degli stupefacenti destinati agli USA e all’Europa.
Ci sono molti interessi su Panama anche da parte di coloro che, approfittando della legislazione sulle società anonime e della extraterritorialità tributaria, hanno trasferito da tempo ingenti quantità di denaro nelle oltre cento banche di quaranta paesi ( si calcola che l’80% dei fondi depositati a Panama sia di provenienza estera).
Panama , un tempo, apparteneva alla Colombia. Nel 1903 gli USA stipularono un accordo diplomatico con il governo colombiano che prevedeva l’affitto agli americani della zona del Canale per una fascia profonda circa dieci miglia, tra Balboa e Colon. Il Parlamento colombiano, però, non volle ratificare l’accordo. Ne scaturì una rapida guerra di indipendenza del Panama e, nel novembre 1903, nasceva la Repubblica indipendente riconosciuta e protetta ( con la tutela militare) dagli USA che ottennero così il controllo delle comunicazioni tra i due Oceani. Il Canale veniva aperto nel 1915 ed il regime di protettorato, con diritto di intervento armato, condizionò per un trentennio la vita del Paese. La riconsegna del Canale al governo panamense è avvenuta il 31 dicembre 1999 così come previsto dall’accordo Kissinger-Tack del 1974. Esso includeva lo sgombero delle otto basi militari ed un patto di neutralità che impegnava Panama a tenere aperto il Canale per tutti i paesi con il diritto di intervento americano qualora questa neutralità fosse stata violata.
Come tutti i paesi dell’America Centrale, allo stesso modo che per le altre merci, il Panama è territorio di transito della cocaina che dal Sud defluisce verso il Nord e i paesi occidentali ( l’ultimo sequestro, alla fine del 2024, di 4,4 tonnellate di cocaina in tre container destinate in Spagna). Attraverso il golfo di Urabà, entra in Panama anche gran parte dei precursori chimici per la raffinazione della cocaina. Inoltre si è pericolosamente diffuso anche tra la popolazione locale il consumo di crack. Lo spaccio si è andato affermando come sistema per vincere la povertà. La costa del Centro America offre numerosi rifugi alle lance che portano la droga e la popolazione ha una lunga storia di contrabbando e pirateria; è, inoltre, soggetta a governi che non sempre dimostrano grande interesse a combattere la droga.
L’influenza della mafia colombiana , anche in questo paese, è forte. Il problema principale, tuttavia, resta il fenomeno del riciclaggio di narcodollari, per le sue notevoli dimensioni. E questo nonostante l’introduzione, nel 2000, di misure speciali per la prevenzione del lavaggio di denaro con la modifica del titolo XII del Codice Penale indicato come “Blanqueo de activos”. Dagli anni Cinquanta, del resto, Panama è considerato dagli esperti il paradiso fiscale più antico e meglio organizzato fuori d’Europa. E’ sicuramente la base di numerose compagnie di facciata e non è un caso se la parola “panama” viene comunemente intesa negli ambienti criminali come “impresa fittizia per evadere le imposte”. Un Paese destinato a rimanere ancora per molto tempo la patria del segreto e della “confidencialidad” bancaria.

(© 9Colonne - citare la fonte)