“Il Pnrr è la somma di due cose: c'è da far avanzare la spesa, ma anche da attuare le riforme, per le quali dopo attente verifiche ci sono state concesse sei rate su dieci. La settima, ora sottoposta alla valutazione della Commissione europea, ha ben 67 obiettivi. Una volta conclusa, avremo altri 18 miliardi. Di qui al 2026 abbiamo da aggiudicarci complessivamente altri 54 miliardi” “non è una passeggiata di salute”. Lo afferma il ministro per gli Affari europei Tommaso Foti in una intervista a La Stampa in cui annuncia che “come stabilito dai regolamenti europei, prevediamo una nuova revisione del Piano e la porteremo in Parlamento”, “dovrebbe essere pronta ai primi di marzo, poi le Camere decideranno quando discuterne. Ci sarà la revisione di alcuni investimenti a favore di altri. Su alcuni interventi dobbiamo registrare cause di forza maggiore che ci costringono a fare delle scelte. Le faccio un esempio: nella galleria del Valico dei Giovi è stato trovato del gas. Non posso essere io a risolvere il problema in poche ore. In questo come in altri casi i tempi di realizzazione vanno rivisti”. La Commissione europea rivedrà la scadenza del 2026? “Se si inizia a parlare di proroghe, non possiamo focalizzarci sulle scadenze del piano. Io penso invece che oggi l'obiettivo del 2026 vada tenuto fermo”. Inoltre sottolinea: “Trump per l'Europa è un'opportunità, perché ci costringerà a rispondere con altrettanta forza e rapidità. La cosa importante è presentarsi con una politica industriale e commerciale comune. Ma ci vorrà anche un po' di tattica, per le ragioni che le dicevo prima: in questo senso Trump è un politico anomalo”, “non è la prima volta che i rapporti fra Europa e Stati Uniti si fanno tesi. E' accaduto in circostanze persino più drammatiche delle attuali: è accaduto con la guerra in Vietnam, l'invasione dell'Iraq. Facciamo una valutazione fredda della situazione, e domandiamoci quali siano i presupposti di questa guerra annunciata. Vero è che gli Stati Uniti hanno un'importante passivo commerciale, ma hanno anche un forte attivo sul lato dei servizi. Lo stock degli investimenti americani nell'Unione europea è quattro volte quello della regione asiatica. E a loro volta gli investimenti europei negli Stati Uniti sono dieci volte quelli di Cina e India insieme”. (5 feb – red)
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