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Move fast, break things and honeymoon on Mars

Move fast, break things and honeymoon on Mars

di Franco Fregni

"Move fast and break things", il tonitruante e pirotecnico avvio di mandato presidenziale di Donald Trump ricorda lo slogan motivazionale usato da Mark Zuckerberg agli albori delle sua aziende. Parliamo di soli 20 anni fa ma sembrano passati secoli. Uno slogan che è stato utilizzato per libri e analisi sull'irresistibile ascesa di Big Tech.  Uno slogan che, volendoci dare una patina intellettuale, non è altro che una efficace volgarizzazione del concetto di "distruzione creatrice" elaborato da Joseph Schumpeter. 
Lo slogan  fa il paio con l'altro motto motivazionale molto usato nelle aziende creative che recita: "dicono che è impossibile da fare, poi arriva qualcuno e lo fa". 
Trump quindi si muove veloce e rompe tutto. Le sue mosse sembrano ispirate dai suoi nuovi giovani amici, cioè gli uomini più ricchi del mondo che possiedono le principali aziende tecnologiche e che hanno completamente distrutto e rifatto la nostra società occidentale. E' già stato creato il termine "broligarchy" per chiamare il gruppo di "fratelli" (brothers) che era presente alla cerimonia d'insediamento di Trump e che rappresenta l'oligarchia che domina gran parte del mondo, sicuramente la sua parte virtuale. Un termine discutibile visto che la maggior parte di loro si odia sinceramente.  Chi ha vissuto, conosciuto o studiato il "prima" e il "dopo" gli smartphone e i social e possiede un minimo di consapevolezza ha presente di cosa parliamo. Quindi, così come è stata stravolta la nostra società, prepariamoci ad uno stravolgimento della politica, che è sempre appena dietro rispetto ai mutamenti economici e sociali. 
Il "nuovo" Trump è diverso da quello del primo mandato e soprattutto da quello che ha orchestrato o perlomeno non ha impedito l'assalto di Capitol Hill nel 2021. Rispetto a quello attuale, il "vecchio" Trump sembra un dinosauro che reagiva come un "caudillo" qualsiasi alla sottrazione del giocattolo del potere. Non cambia la motivazione del vecchio landlord cresciuto nella giungla del settore immobiliare di New York: avere tutto e avere di più; "the world is yours" come la scritta al neon di Scarface.

Questo Trump sembra un fool shakespeariano e presenta soluzioni e progetti che di primo acchito vengono definite "ridicole", "stupide", "pazze", "tragicomiche", "grottesche"; poi piano piano prendono consistenza e con l'esercito più potente del mondo - quello dei media dei suoi giovani amici, non quello delle armi, - queste idee diventano plausibili e praticabili.
In tutto questo c'è naturalmente l'influenza di Musk, ma crediamo più in profondo del tedesco naturalizzato americano Peter Thiel, mentore del vice presidente Vance e soprattutto grande manovratore di Big Tech. Trump ha capito la lezione e adesso è partito a razzo. Niente "vecchie" guerre civili, piuttosto: move fast and break things. 
Prepariamoci a tutto perché potrebbe succedere di tutto. E se si vuole tentare di capire dove vogliono andare i "brothers" di Big Tech dobbiamo cominciare a comprendere qual è la loro cultura (che c'è ed è profonda, al contrario di quanto affermano alcuni sciocchi opinionisti nostrani).
Proprio Thiel è il prototipo di questo milieu culturale: nato in Germania Ovest, passione sfrenata per Tolkien, ammirazione per Ayn Rand - e basterebbero questi due nomi per aprire un universo ai più sconosciuto alle nostre latitudini -, omosessuale, sposato con lo storico compagno, assieme hanno una bambina, membro del comitato direttivo di Bilderberg, libertario, repubblicano fan sfegato di Reagan e grande sostenitore finanziario della campagna di Trump. Nella serie Succession il personaggio di Lukas Mattson, interpretato da Alexander Skarsgård potrebbe essere un tentativo di descrivere l'indescrivibile personalità di Thiel che  più che un uomo è un grumo di apparenti contraddizioni. Ma per capire dove vuole andare Trump bisogna capire cosa vede Thiel nel suo "Palantir", e chi non sa cosa sia e come funziona Palantir - oggetto e società - non ha nessuna possibilità di capire il nuovo mondo che si sta svelando.
La storia di questi "ragazzacci" è già lunga, c'erano loro dietro Brexit e ci sono loro dietro all'ascesa di Milei, lo studioso della scuola austriaca, il rinomato professore di economia, diventato il politico più affine a loro dopo la trasformazione in personaggio dei cartoni animati che ha conquistato il potere in Argentina. 

Quanto dureranno assieme persone così dissimili? E' chiaro che i "brothers" sono i "mandatari" di Trump, ma sono personalità eterogenee e con idee in apparente contraddizione, ad iniziare dall'ultraliberismo economico coniugato con l'ultraconservatorismo sociale. 
A ben vedere tutto il gruppo sembra composto da personaggi di un videogioco ben sceneggiato, ognuno con la sua personalità, le sue idiosincrasie, le caratteristiche marcatissime ed esagerate. Nel gruppo sembra essere stata cooptava anche Giorgia Meloni, quella "bellina", "smart" e soprattutto "decisionista". Meloni ha una storia personale apparentemente distante anni luce da questo particolarissima broligarchy che si candida a guidare il mondo. Ma evidentemente la premier ha delle qualità ritenute importanti dai "bro". Comunque vada potrebbe essere la prima ad andare in luna di miele su Marte.
Naturalmente tutti ci stiamo interrogando se questa nuova società che si sta modellando sarà ancora democratica, almeno in Occidente; se pesi e contrappesi pensati dalle nostre democrazie reggeranno all'impatto. L'impressione è che nei prossimi decenni la democrazia che abbiamo conosciuto si trasformerà in un'altra cosa: già negli anni scorsi quello che chiamiamo "politicamente corretto" e "cultura woke" hanno dato una spallata alla democrazia come la intendevamo, adesso i "Bro" si sono spostati nell'altro campo e arriverà l'altra spallata. 
La democrazia come l'abbiamo conosciuta è nata ed è cresciuta nella civiltà dello scritto, della carta, dei giornali e dei libri. Una società i cui chierici praticavano "il gioco delle perle di vetro", adesso quel gioco lo fanno le macchine. Questo mondo sta finendo, così come probabilmente scomparirà la sua espressione politica in Occidente. 
E' importante però sottolineare un altro problema: la società a cui pensa la Broligarchy della Big Tech ha bisogno di enormi quantita di energia, ogni rivoluzione industriale è stata accompagnata da nuove fonti di energia (prima il vapore, poi l'elettrico e i carburanti fossili), questa nuova rivoluzione, per alcuni nata negli durante la IIWW, per altri all'inizio del XXI secolo (ma è questione da Azzecca.garbugli) non ha ancora la sua nuova fonte di energia. Se non si arriverà al nucleare sicuro saranno grandi problemi. E non basterà guardare nel Palantir.

 

 

 

(© 9Colonne - citare la fonte)