Da parte sua, il Segretario di Stato americano Marco Rubio ha giustificato il bilaterale Usa-Russia a Riad, affermando che l'obiettivo principale di Washington era verificare se Mosca voglia “seriamente” porre fine alla guerra in Ucraina. “Non posso ancora rispondere alla domanda se siano seri riguardo alla pace”, ha detto il Segretario di Stato alla giornalista Catherine Herridge in un'intervista trasmessa sul social network X. “L'unica cosa su cui abbiamo concordato è che parleremo di pace”. Rubio ha respinto anche l'idea di aver avviato colloqui con la Russia senza coinvolgere Kiev e gli alleati europei di Washington insinuando che da parte ucraina si sia palesata una certa ingratitudine per gli sforzi della diplomazia a stelle e strisce. “L’Ucraina – ha argomentato Rubio - si trova in un altro continente, non ha un impatto diretto sulla vita quotidiana degli americani. Ci interessa perché ha conseguenze per i nostri alleati e, in ultima analisi, per il mondo”. Dunque, a suo dire, “Dovrebbe esserci una qualche forma di gratitudine” da parte di Kiev, ha continuato, affermando che accusare il presidente Trump di vivere “in un mondo di disinformazione”, come ha fatto Volodymyr Zelensky, “è molto controproducente”.
A ribadire senza mezzi termini le “accuse” al leader ucraino ci ha quindi pensato Elon Musk su X. “È disprezzato dal popolo ucraino”, ha scritto il multimiliardario. Da parte sua, Mike Waltz, consigliere per la sicurezza nazionale del presidente americano, ha definito “inaccettabili” gli “insulti” del presidente ucraino contro il Tycoon. “Il presidente Trump è ovviamente molto frustrato dal presidente Zelensky, dal fatto che non si sia seduto al tavolo delle trattative, dal fatto che non sia stato disposto a sfruttare l'opportunità che gli abbiamo dato”, ha aggiunto Waltz in una conferenza stampa alla Casa Bianca.
MACRON. A provare a riportare la prospettiva sulla crisi ucraina in termini “pre-20 gennaio”, data dell’insediamento di Trump alla presidenza, ci ha provato il presidente francese Emmanuel Macron: “Oggi – ha dichiarato in un filo diretto sui social network - colui che ha deciso di sacrificare generazioni di russi e ucraini è Vladimir Putin. E, fin dall'inizio, non siamo mai stati in escalation e non abbiamo mai coinvolto i nostri giovani in questo conflitto, né i nostri eserciti. Ma affinché ci sia pace, devono esserci delle garanzie. Ciò significa che anche gli europei, gli americani, i loro alleati, devono dissuadere la Russia. Se non ci sarà una deterrenza del genere, la Russia non manterrà la parola data”.
LAVROV. A sua volta, da Johannesburg, il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha però chiarito che “È tempo che l'Occidente accetti un nuovo equilibrio di potere e inizi a costruire relazioni con gli stati della maggioranza mondiale sulla base del rispetto reciproco. Ne abbiamo discusso anche con i nostri colleghi americani a Riad e abbiamo concordato sulla cosa principale: le relazioni internazionali dovrebbero essere costruite sulla base del riconoscimento che ogni paese ha i propri interessi nazionali”.
PECHINO. Da parte sua, “La Cina ha notato che le richieste di colloqui di pace sono aumentate di recente e che si sta aprendo una finestra per la pace in Ucraina”, ha detto il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ai suoi omologhi del G20. (21 feb - deg)
(© 9Colonne - citare la fonte)