Dalle fattorie antiviolenza ai fiori da mangiare per arricchire ricette e cocktail, è in atto nei campi una vera e propria rivoluzione rosa, con le nuove contadine divenute sempre più cardine di un settore per lungo tempo considerato prerogativa maschile, portando un contributo decisivo dal punto di vista della sostenibilità, della solidarietà e dell’innovazione di prodotto. E’ quanto emerge da una analisi di Coldiretti diffusa in occasione dell’8 Marzo, la giornata internazionale della Donna. Tra imprenditrici agricole e occupate, sono oltre mezzo milione le donne e le ragazze impegnate oggi nelle campagne, una presenza diffusa in tutto il territorio italiano. Secondo i dati del Registro delle Imprese, la regione con il maggior numero di imprese femminili in assoluto è la in Sicilia davanti a Puglia e Campania, con Lazio, Toscana e Piemonte a ruota. Ma le agricoltrici – continua Coldiretti - puntano anche sul ricambio generazionale con oltre 12mila aziende femminili guidate da ragazze under 35.
Secondo un’analisi di Coldiretti Donne, circa il 60% delle imprese rosa ha deciso di orientare una parte della produzione verso il biologico o il biodinamico, impegnandosi in una filiera di qualità che promuove la sostenibilità, la salvaguardia della biodiversità, delle risorse naturali, del paesaggio e del benessere animale. Inoltre, le donne instaurano legami profondi con il territorio, diventando vere e proprie sentinelle per la conservazione e la valorizzazione delle aree rurali. In Campania Annamaria Cascone produce fiori eduli, ricchi di proprietà nutritive utilizzati in cucina per arricchire piatti, preparare infusi, decorare dolci e insalate, o come ingredienti di prelibatezze gastronomiche. Si va dalla calendula, dal sapore leggermente piccante, ottima nelle insalate, alle viole, dal gusto delicato per guarnire dolci e gelati. Ma ci sono anche il nasturzio, che si consuma crudo in insalata o saltato, o il tagete, ideale per preparare formaggi freschi, condimenti e aceto alle erbe. La coltivazione di fiori eduli aiuta a promuovere la biodiversità e può avere un impatto positivo sulla consapevolezza ecologica dei consumatori.
In Calabria Stefania Mazzotta, imprenditrice e madre di quattro figli, che dal 2019 dedica il suo lavoro all’inclusione dei migranti contrastando la piaga del caporalato. Stefania ha lanciato un progetto di agricoltura sociale per accogliere giovani provenienti da percorsi di vita difficili. Il suo è un racconto di inclusione e dignità, volto a combattere disuguaglianze che affliggono chi nasce in contesti svantaggiati. In Veneto Valentina Galesso ha realizzato il labirinto di lavanda più grande d’Italia, ispirato a quello che si trova nel pavimento della cattedrale di Notre Dame des Chartres, cammino iniziatico dei Templari. Con gli oli essenziali della pianta produce poi creme e lozioni per la cura di sé, e, immersi tra i profumi di lavanda, organizza corsi di yoga, meditazione e concentrazione oltre che esperienze formative di coaching. In Trentino Miriam Zenorini accoglie nella propria fattoria le donne maltrattate che hanno un vissuto difficile, sostenendo nell’impegno di riprendere in mano la propria vita. Nella direzione dell’Agricoltura 4.0 va, invece, l’esperienza della toscana Bianca Mascagni, contadina di prima generazione che produce olio grazie all’uso delle più moderne tecnologie e innovazioni digitali, a partire dall’impollinazione degli ulivi con l’utilizzo dei droni.
“Ciò che contraddistingue il lavoro quotidiano delle imprenditrici agricole italiane è la tendenza a non limitarsi a seguire le tradizioni, ma a trasformarle, introducendo nuove modalità di coltivazione, scegliendo di investire sulla sostenibilità, adottando pratiche agricole ecologiche e responsabili, che rispettano l'ambiente – sottolinea Mariafrancesca . Serra, responsabile nazionale Coldiretti Donne -. Ma all’innovazione uniscono anche la capacità di offrire servizi e assistenza alle categorie più deboli, a partire dai disabili, proponendo un modello di welfare agricolo”. (P.O. / red – 8 mar)
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