Il livello di istruzione riveste un ruolo chiave nella partecipazione al mercato del lavoro delle donne e nella riduzione delle disuguaglianze: all’aumentare del titolo di studio cresce il tasso di occupazione 15-64 anni e diminuisce progressivamente il gap di genere. Nella media europea si passa da 16,1 punti per coloro che possiedono una bassa istruzione a 4,8 punti dei laureati. In Italia da 22,7 a 4,1 punti. È quanto rivela il Rapporto CNEL-ISTAT “Il lavoro delle donne tra ostacoli e opportunità”.
ISTRUZIONE ATTENUA ANCHE DIVARI TERRITORIALI
Un elevato livello di istruzione – prosegue il Rapporto CNEL-ISTAT – attenua sia i divari territoriali tra le donne sia quelli rispetto agli uomini: il tasso di occupazione 15-64 anni delle laureate è circa tre volte quello delle donne con al massimo la licenza media, e la differenza tra Nord e Mezzogiorno, che sul totale è pari a 25,9 punti, quasi si dimezza per le donne con elevato titolo di studio (14,5 punti).
RAGAZZE MENO ORIENTATE A PERCORSI TECNICO-SCIENTIFICI
Nell’anno scolastico 2022/2023 sono iscritte a un percorso di scuola secondaria di II grado – rivela il Rapporto CNEL-ISTAT – il 92,8% delle 15-19enni e il 91,7% dei coetanei. La scelta del tipo di scuola risulta differenziata in base al genere, con le donne, storicamente meno orientate a percorsi tecnico-scientifici, che scelgono in prevalenza il percorso liceale (64,6%), per lo più in materie umanistiche. Solo una ragazza su cinque sceglie un istituto tecnico (in calo rispetto al 2008/2009), a fronte di due coetanei su cinque, e in questo caso solo il 37,4% sceglie un percorso Tecnologico, contro il 74% dei maschi, mentre la gran parte delle ragazze si orienta su quello Economico. Ancora meno numerose (14,6%) le ragazze che optano per un istituto professionale.
MAGGIORE PROPENSIONE A PROSEGUIRE STUDI
Le donne mostrano – evidenzia il Rapporto CNEL-ISTAT – una più marcata propensione a proseguire gli studi dopo il titolo di scuola superiore di secondo grado. Meno della metà dei maschi (45,2%) si immatricola all’università nello stesso anno del conseguimento del diploma, a fronte del 58,2% delle donne. Per l’anno accademico 2022/2023 si conferma la maggiore presenza femminile sul totale degli immatricolati. Sono donne, infatti, il 55,5% di coloro che si iscrivono per la prima volta all’università nei corsi di laurea di I livello e di laurea magistrale a ciclo unico. Una percentuale che ha subito solo piccole oscillazioni negli ultimi 10 anni (era il 55,9% nel 2012/2013).
SOLO 20% RAGAZZE SI ISCRIVE A CORSI STEM
La presenza femminile – ci dice il Rapporto CNEL-ISTAT – è decisamente più contenuta nella maggior parte dei corsi dell’area STEM (scienze, tecnologia, ingegneria, matematica): il 20,3% del totale delle immatricolate contro il 39,9% circa degli immatricolati scelgono un corso in questa area, valori pressoché stabili nel tempo. In particolare, per i corsi di laurea in Informatica e ICT, su 100 immatricolati solamente 15,1 sono donne; per il gruppo di Ingegneria industriale e dell’informazione si supera appena il 24%, mentre per quello di Architettura si arriva al 46,6%. Solo nel gruppo Scientifico le donne sono la maggioranza, rappresentando il 59,4%. Nel complesso l’Italia risulta in linea con altri paesi europei nella scelta dei percorsi terziari dell’area STEM. Nello specifico, si registra una più alta presenza rispetto all’Europa in scienze naturali, matematica e statistica, rispetto ad una minore in informatica e ingegneria.
TRA 25-34ENNI LAUREATE 37,7%, CONTRO 48,8% UE
I giovani laureati – afferma il Rapporto CNEL-ISTAT – rimangono ancora pochi in confronto a quanto osservato negli altri paesi europei: la percentuale di 25-34enni in possesso di un diploma terziario, anche se aumenta nel tempo è decisamente più bassa della media europea sia per le femmine (37,1% contro 48,8%) che per i maschi (24,4% e 37,6%). L’Italia è terzultima nella graduatoria dei 27 paesi. Quanto ai percorsi formativi post-laurea, le donne rappresentano la maggioranza degli iscritti nelle scuole di specializzazione (58,5%) e nei master di I (68,4%) e II livello (59,0%). Sono invece meno della metà nei corsi di dottorato (48,3%), che rappresentano il primo passo per la carriera lavorativa universitaria ancora dominata dalla presenza maschile.
GAP DI GENERE SUL LAVORO NEL CONFRONTO EUROPEO
Le donne continuano ad avere – indica il Rapporto CNEL-ISTAT – un livello di istruzione più alto degli uomini senza tuttavia trarne vantaggi in termini professionali, come emerge anche dal confronto con l’Europa. Le donne con al più un titolo secondario inferiore e quelle con diploma hanno un tasso di occupazione femminile di circa 10 punti più basso rispetto a quello medio Ue. Il dato delle diplomate (62,4%, contro il 71,6% della media Ue) è ben lontano da Germania (80,5%), Francia (70,5%) e Spagna (67,1%), mentre ha un valore superiore solo a quello della Grecia. Allo svantaggio femminile si contrappone un tasso di occupazione maschile in linea con quello medio Ue.
CON TITOLO TERZIARIO SI RIDUCE DIVARIO DA MEDIA UE
Le distanze con l’Europa – conferma il Rapporto CNEL-ISTAT – sono molto meno marcate quando le donne sono in possesso di un titolo terziario. La differenza tra l’Italia e l’Ue 27 nei tassi di occupazione femminili si riduce a 3,8 punti (81,4% e 85,2% i rispettivi tassi). Sebbene l’Italia resti terz’ultima per tasso di occupazione femminile, la distanza con gli altri grandi paesi europei si riduce a 3,9 punti nel confronto con la Germania, a 3,4 punti con la Francia ed il tasso di occupazione femminile italiano è leggermente superiore a quello della Spagna. La differenza con l’Europa nei tassi di occupazione femminili risulta in crescita dal 2008 al 2023 tra le donne diplomate (da 2,3 punti a 9,2 punti), mentre è rimasta stabile tra le donne con basso livello di istruzione (circa 10 punti) ed è calata per i titoli terziari (da 5,3 a 3,8 punti).
TASSI OCCUPAZIONE PIÙ ELEVATI CON INDIRIZZI VOCATIONAL
Per analizzare i ritorni occupazionali nella popolazione con grado di istruzione secondario superiore – spiega il Rapporto CNEL-ISTAT – è importante distinguere tra gli indirizzi di studio general (licei) e vocational (tecnico-professionali). In quasi tutti i paesi europei, i diplomati con un indirizzo di studi vocational sono avvantaggiati in termini di tassi di occupazione. L’Italia è uno dei paesi nei quali tale vantaggio è più evidente per gli uomini (+6,1 punti) che per le donne (+5,4 punti), mentre in media Ue è il contrario (+6,5 punti per le donne contro i +3,5 punti per gli uomini).
DIVARI OCCUPAZIONALI ANCHE NELLE ‘DISCIPLINE FEMMINILI’
L’area disciplinare della laurea è decisiva nel determinare importanti differenze nei tassi di occupazione. Nelle discipline a prevalenza femminile i divari occupazionali di genere – sottolinea il Rapporto CNEL-ISTAT – si riducono, pur rimanendo sempre a favore degli uomini: per le lauree umanistiche 2,2 punti (81,2% e 79,0% rispettivamente), per quelle mediche-sanitarie 3,3 punti (90,7% e 87,4%). Lo svantaggio femminile è invece massimo nelle lauree STEM (-9,2 punti; 90,1% e 80,9%) e nelle discipline socio-economiche e giuridiche (-7,8 punti; 88,6% e 80,8%), sebbene offrano elevate opportunità di partecipazione al mercato del lavoro a entrambi i generi.
SCARSO ACCESSO AD APPRENDIMENTO CONTINUO
Il Rapporto CNEL-ISTAT evidenzia lo scarso accesso in Italia, rispetto al resto dell’Europa, all’apprendimento continuo, sia per gli uomini che per le donne. Nel nostro paese lo svantaggio femminile è però particolarmente marcato. Se nel resto d’Europa le donne mostrano tassi di partecipazione superiori a quelli degli uomini, in Italia ciò avviene solamente per coloro che svolgono professioni qualificate. Dal confronto internazionale emerge come l’Italia sia in ritardo rispetto ai principali paesi Ue anche per il segmento della formazione non formale: tra gli adulti di 25-64 anni, il tasso di partecipazione alle attività di apprendimento non formale è pari a 34,1% (quasi 10 punti percentuali sotto il valore medio europeo) e colloca il nostro paese al 21° posto nel ranking Ue 27. Per le donne la distanza dal valore medio europeo è anche maggiore: 11,5 punti percentuali. (P.O. / red - 9 mar)