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GERMANIA, CON ACCORDO DIFESA SPINTA A PIL +1%

GERMANIA, CON ACCORDO DIFESA SPINTA A PIL +1%

L’accordo di governo tra Cdu e Spd in Germania punta, tra altro, a escludere dal vincolo del debito la spesa militare superiore all’1% del pil e per istituire un fondo straordinario di 500 miliardi di euro destinato alle infrastrutture segna un cambiamento netto nella gestione delle finanze pubbliche in Germania. Se la spesa per la difesa risalisse al 3,5% del pil e il fondo venisse interamente sfruttato, l’effetto espansivo sul bilancio potrebbe stimolare la crescita annua tra lo 0,5% e l’1% del pil (secondo stime prudenti sui moltiplicatori), con benefici che si ripercuoterebbero positivamente anche sugli altri Stati dell’Eurozona; in questo scenario, il debito pubblico potrebbe raggiungere circa l’80% del pil entro i prossimi dieci anni. È quanto sostiene il Centro studi di Unimpresa. «L’accordo di governo tra Cdu e Spd in Germania, annunciato ieri da Friedrich Merz e dai leader socialdemocratici, è una buona notizia. Non solo per Berlino, ma per l’intera Europa. La stabilità politica di uno dei Paesi fondatori dell’Unione europea è un pilastro essenziale per proseguire il cammino comune in un momento di incertezze globali. Dopo settimane di negoziati, la rapidità con cui conservatori e socialdemocratici hanno trovato un’intesa – a meno di due settimane dalle elezioni – dimostra che la Germania sa ancora dare prova di pragmatismo e responsabilità. È un segnale incoraggiante, soprattutto quando il progetto europeo sembra vacillare sotto il peso di crisi geopolitiche e rivalità tra potenze come Usa, Russia e Cina» commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara. «Detto questo, non si può ignorare che la Germania attraversa una fase economica complessa, che richiede attenzione e non solo ottimismo di facciata» aggiunge Ferrara.

Secondo il Centro studi di Unimpresa, nel 2024, il pil reale tedesco è sceso dello 0,1%, dopo un calo dello 0,3% nel 2023: due anni consecutivi di contrazione, un unicum per un’economia che per decenni è stata il motore d’Europa. Nel quarto trimestre del 2024, la crescita è stata negativa (-0,2% sul trimestre precedente), con le esportazioni – da sempre il cuore pulsante del modello tedesco – in netto calo. La produzione industriale non offre un quadro più roseo: a novembre 2024 è diminuita del 2,8% su base annua, dopo un -4,2% a ottobre, con settori chiave come l’automotive e la metallurgia in sofferenza da oltre un anno, secondo l’Ifo Institute. L’industria, che rappresenta il 29,1% del PIL, stenta a ripartire, schiacciata da costi energetici elevati e da una domanda globale debole. Il piano di investimenti per le infrastrutture e la promessa di Merz di puntare su ricerca e sviluppo – con l’ambizioso obiettivo del primo reattore a fusione nucleare – potrebbero ridare slancio a un sistema produttivo in affanno. La riforma del freno al debito e il sostegno all’Ucraina confermano che Berlino non intende arretrare sul piano internazionale. «Guardiamo con favore a questa intesa: un’Europa forte ha bisogno di una Germania solida, capace di trainare le imprese e i mercati. La stabilità politica è il primo passo, ora servono scelte coraggiose per trasformare i numeri in opportunità. Il tempo, come sempre, dirà se saranno all’altezza» osserva il presidente di Unimpresa. (red - 9 mar)

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