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direttore Paolo Pagliaro

LE OPPOSIZIONI: PER DCA
SERVONO PIU’ RISORSE

LE OPPOSIZIONI: PER DCA <br>  SERVONO PIU’ RISORSE

Dedicare ai disturbi del comportamento alimentare un capitolo specifico all’interno dei Livelli essenziali di assistenza e rifinanziarne il fondo per il contrasto. Sono le principali richieste che le opposizioni unite, insieme ad associazioni e studenti, fanno al governo a ridosso del 15 marzo, la Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, promossa per la prima volta nel 2012 dall’Associazione “Mi Nutro di Vita” su iniziativa di Stefano Tavilla, che un anno prima aveva perso sua figlia Giulia a soli 17 anni per bulimia. “Mia figlia si trovava in lista di attesa. Da allora i numeri sono aumentati e la copertura è rimasta tale: non sono malattie nascoste, ma malattie non viste”, ha detto Tavilla nel corso della conferenza stampa alla Camera "4 milioni di voci inascoltate – Il diritto negato alla cura dei disturbi alimentari". Oggi sono oltre 4 milioni le persone in Italia che soffrono di anoressia, bulimia, ma anche disturbi meno noti, come il “binge eating” (o disturbo da alimentazione incontrollata) e le vittime sono state 4.000 solo nel 2023. Al Fondo per i DCA istituito negli anni della pandemia, ha detto Elena Bonetti (IV), “doveva seguire un impegno strutturale, sistemico e uniforme a livello nazionale: non è avvenuto” e i LEA “non vedono una specificità autonoma sui disturbi alimentari”. “Il contrasto a queste patologie dovrebbe essere strutturale, non legato ad una contrattazione che ti sfinisce nel momento in cui ci sono le leggi di bilancio”, ha aggiunto Luana Zanella (Avs), sottolineando che “la seconda causa di morte delle creature tra i 12 e i 15 anni nel mondo è proprio dovuta ai disturbi alimentare conclamati: il nostro governo deve colmare questo gap enorme all’interno dello Stato”. Anche per Rachele Scarpa (PD) i disturbi del comportamento alimentare sono malattie “complesse e specifiche” che “non trovano una risposta adeguata nell’infrastruttura sanitaria di questo Paese: le strutture che trattano questi disturbi sono troppo poche e sono mal distribuite a livello regionale”, mentre per Maria Elena Boschi (Iv) “dopo il Covid è salita enormemente la curva delle persone che soffrono di queste patologie, e invece il governo Meloni mette soldi a rilento, sporadici, senza continuità, senza possibilità di progettazione e ogni anno sempre meno risorse”. “Abbiamo avuto l’esperienza dell’inadeguatezza della presa in carico soprattutto per quanto riguarda i tempi della prima visita, che dovrebbe essere d’urgenza e molte volte vede attese di molti mesi”, sottolinea Riccardo Magi (+Europa). Sui tempi della presa in carico si è soffermata anche Celeste Manzi, dell’associazione Animenta: “Le oltre 3.000 morti del 2023 erano potenzialmente evitabili: i disturbi del comportamento alimentare sono patologie estremamente complesse, ma si può guarire e anzi c’è un elevato tasso di remissione se si viene presi in carico in tempo”. In particolare l’anoressia nervosa, ha spiegato Manzi, è “tra le malattie psichiatriche con il tasso di mortalità più elevato, ma anche ì con il tasso di remissione più elevato se le cure sono efficaci”. (11 mar-po-mol)

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