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PAPA, FUORI PERICOLO
MA AVANTI CON LE CURE

PAPA, FUORI PERICOLO <BR> MA AVANTI CON LE CURE

Da due giorni Papa Francesco sta continuando le terapie a Casa Santa Marta, dove ha scelto di vivere dopo la sua elezione, 12 anni fa, al soglio Pontificio. Nello stesso tempo prosegue anche con un po' di lavoro. La convalescenza è “comunque diversa dal ricovero, la differenza di luogo non è piccola cosa”, fanno notare fonti vaticane. Il Papa prosegue le cure prescritte al Policlinico Agostino Gemelli: “quella farmacologica e la fisioterapia respiratoria e motoria, quindi anche della parola”, riferisce la Sala Stampa della Santa Sede aggiungendo che la notte riceve la somministrazione di ossigeno ad alti flussi mentre di giorno alterna gli alti flussi alla somministrazione tramite le cannule nasali. Inoltre concelebra la messa nella cappella al secondo piano di Casa Santa Marta dove vive. Le visite nella sua stanza, la 201, sono ridotte “al minimo, ai più stretti collaboratori”. Domani per l’Udienza Generale il Pontefice ha preparato una catechesi che sarà distribuita in forma scritta mentre per l’Angelus di domenica nulla ancora è stato deciso ma molto probabilmente sarà come nelle domeniche scorse con la diffusone di un testo scritto.

Nulla si sa, invece,  dei prossimi appuntamenti a partire dalla Settimana Santa e dalla Pasqua. Per quanto riguarda, invece le visite di capi di stato da Oltretevere spiegano che giovedì il Presidente polacco Andrzej Duda sarà ricevuto, molto probabilmente dal segretario di Stato, il card. Pietro Parolin. Lo stesso Parolin, ieri, a proposito della visita, l’8 aprile, dei Reali d’Inghilterra, ha auspicato che il Papa possa "almeno dargli un saluto".

Da quanto si apprende, inoltre, il Papa “non è più in pericolo di vita" come hanno ribadito anche i medici che hanno deciso le sue dimissione dal Policlinico Gemelli dove è stato ricoverato 38 giorni per una polmonite bilaterale.

“SAPEVA DI POTER MORIRE”. C’è un momento che lo ha colpito più di altri. “Quando l’ho visto uscire dalla stanza al decimo piano del Gemelli vestito di bianco. È l’emozione di vedere l’uomo tornato a essere Papa”. Così Sergio Alfieri, capo équipe del Policlinico Gemelli che ha seguito il pontefice nella sua degenza, in una intervista al Corriere della Sera. E racconta il momento peggiore. Il pomeriggio del 28 febbraio quando Papa Francesco viene colpito da un broncospasmo: “Per la prima volta ho visto le lacrime agli occhi ad alcune persone che stavano intorno a lui. Persone che, ho compreso in questo periodo di ricovero, gli vogliono sinceramente bene, come a un padre. Eravamo tutti consapevoli che la situazione si era ulteriormente aggravata e c’era il rischio che protesse non farcela”, “dovevamo scegliere se fermarci e lasciarlo andare oppure forzare e tentare con tutti i farmaci e le terapie possibili, correndo l’altissimo rischio di danneggiare altri organi. E alla fine abbiamo preso questa strada”. Chi ha deciso? “Decide sempre il Santo Padre. Lui ha delegato ogni tipo di scelta sanitaria a Massimiliano Strappetti, il suo assistente sanitario personale che conosce perfettamente le volontà del Pontefice”. E lui che cosa vi ha detto? “Provate tutto, non molliamo. È quello che pensavamo anche tutti noi. E nessuno ha mollato”. Papa Francesco ha capito che rischiava di morire?

“Sì, anche perché è stato sempre vigile. Anche quando le sue condizioni si sono aggravate era pienamente cosciente. Quella sera è stata terribile, sapeva, come noi, che poteva non superare la notte. Abbiamo visto l’uomo che soffriva. Lui però sin dal primo giorno ci ha chiesto di dirgli la verità”. 

(25 MAR - com)

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