Il prof. Vito Armando Laudicina, ordinario di chimica agraria coordinatore dei corsi di studio Scienze forestali e ambientali e Agroingegneria del dipartimento scienze agrarie, alimentari e forestali dell’Università di Palermo, è tra i componenti del team di ricercatori che ha scoperto come, in condizioni reali, le specie arboree “conservative”, ovvero quelle più efficienti nel conservare le proprie risorse, tra cui nutrienti, acqua ed energia, tendono a crescere più velocemente nelle foreste boreali e temperate rispetto alle specie “acquisitive”. I risultati dello studio, pubblicati su Nature, evidenziano come le condizioni locali influenzano la crescita degli alberi, rappresentando un utile strumento per i gestori forestali nella lotta contro il cambiamento climatico. Il team di ricerca, coordinato da INRAE e Bordeaux Sciences Agro, ha studiato 223 specie di alberi in 160 foreste sperimentali in tutto il mondo. «Le foreste forniscono numerosi servizi ecosistemici, tra cui la regolazione del microclima e la conservazione della biodiversità. Le specie a crescita rapida potrebbero aiutare a mitigare il cambiamento climatico», spiega Laudicina. Lo studio ha incluso anche il "Complesso Boscato di Mustigarufi" in Sicilia. Le specie "acquisitive" crescono rapidamente in condizioni controllate grazie a tratti come l'alta capacità fotosintetica e una maggiore efficienza nell’uso delle risorse, mentre le specie "conservative", come abeti e roverelle, sono più resistenti allo stress e più efficienti nel conservare risorse interne. I ricercatori hanno trovato che nelle foreste boreali e temperate, le specie conservative crescono più velocemente delle acquisitive, poiché sono più adattate a suoli poveri e climi difficili. In climi favorevoli, invece, le specie acquisitive possono crescere più rapidamente, fissando più carbonio. La chiave è scegliere le specie più adatte alle condizioni locali.
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