Torna caldissima la situazione nel quadrante di Taiwan: alle prime ore di oggi, l'esercito cinese ha annunciato di aver mobilitato forze terrestri, navali e aeree attorno all’isola che Pechino reclama come sue per una serie di esercitazioni militari su larga scala. L’intento dell’operazione è quella di mettere in atto un blocco del paese. “Queste esercitazioni sono principalmente incentrate su pattugliamenti di prontezza al combattimento mare-aria, acquisizione congiunta della superiorità globale, assalto a obiettivi marittimi e terrestri e blocco di aree chiave e rotte marittime”, ha spiegato in dettaglio lo stato maggiore cinese. L’intenzione è quella di “fermo avvertimento e forte deterrenza” ai quelli che Pechino considera come “separatisti”.
È evidente che le esercitazioni cinesi siano una risposta alle recenti affermazioni del capo della difesa statunitense Pete Hegseth il quale, nel corso della sua prima visita ufficiale in Asia, ha promesso che l’amministrazione Trump è determinata a contrastare “l'aggressione della Cina” nella regione indo-pacifica, definendo il Giappone un "partner indispensabile per scoraggiare l'aggressione militare comunista cinese", anche attraverso lo Stretto di Taiwan. Da parte sua, Joseph Wu, segretario generale del Consiglio per la sicurezza nazionale di Taiwan, ha condannato le esercitazioni cinesi definendole “sconsiderate” e “irresponsabili” in quanto minacciano non solo l’isola, ma la pace e la stabilità nell’intera regione. Le operazioni navali di Pechino “sono scattate senza giustificazione, violano le leggi internazionali e sono totalmente inaccettabili. Le democrazie devono condannare la Cina” ha affermato Wu in un post su X.
Le forze armate taiwanesi hanno dichiarato di aver individuato diciannove navi da guerra cinesi attorno all'isola, tra cui la portaerei Shandong, nelle ventiquattro ore precedenti le 6 del mattino odierno (mezzanotte in Italia). Il Ministero della Difesa di Taiwan ha affermato in una nota di “monitorare attentamente i movimenti della portaerei Shandong e di altri aerei e navi entrati ieri nella zona di risposta di Taiwan”. La presidenza taiwanese ha “fermamente condannato” le manovre cinesi. “Il ricorso a dimostrazioni di forza militare non è ciò a cui dovrebbero impegnarsi le società moderne e progressiste”, ha affermato il Primo Ministro Cho Jung-tai. (1 APR - deg)
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