“Buona domenica a tutti”. Poche parole ma importanti quelle pronunciate da papa Francesco ieri mattina in piazza San Pietro. Dopo 38 giorni di ospedale al Policlinico Gemelli di Roma per una polmonite bilaterale e due settimane a Casa Santa Marta in convalescenza, ieri mattina, a sorpresa, il Pontefice, al termine della messa celebrata da mons. Rino Fisichella per il Giubileo dei malati e del mondo della sanità, è stato accompagnato con la sedia a rotelle sul sagrato vaticano, poi davanti all'altare per la benedizione. Poco prima di unirsi al pellegrinaggio giubilare il Pontefice ha ricevuto il sacramento della riconciliazione nella Basilica di San Pietro, “si è raccolto in preghiera” e ha “attraversato la Porta Santa”, ha fatto sapere poco dopo la Sala Stampa della Santa Sede.
“Buona domenica a tutti. Grazie tante”, le parole del papa che ha salutato per una seconda volta: il microfono la prima volta non ha funzionato bene, e gli è stato chiesto se poteva ripetere il saluto. Bergoglio ha toccato con il dito il microfono per accertarsi che funzionasse, e ha risalutato, pochi minuti prima di far ritorno a casa Santa Marta, ripercorrendo lo stesso tragitto e passando tra due ali di fedeli. Come durante il ricovero, “anche ora nella convalescenza sento il ‘dito di Dio’ e “sperimento la sua carezza premurosa”, ha scritto il Pontefice nel testo dell’Angelus: nel giorno del Giubileo degli ammalati e del mondo della sanità, “chiedo al Signore che questo tocco del suo amore raggiunga coloro che soffrono e incoraggi chi si prende cura di loro. E prego per i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari, che non sempre sono aiutati a lavorare in condizioni adeguate e, talvolta, sono perfino vittime di aggressioni. La loro missione non è facile e va sostenuta e rispettata”. E l’auspicio che “si investano le risorse necessarie per le cure e per la ricerca, perché i sistemi sanitari siano inclusivi e attenti ai più fragili e ai più poveri”.
Il Papa ha quindi voluto ringraziare le detenute del carcere femminile di Rebibbia “per il biglietto che mi hanno mandato”: “prego per loro e per le loro famiglie”. E nella Giornata mondiale dello sport per la pace e lo sviluppo, ha auspicato che “lo sport sia segno di speranza per tante persone che hanno bisogno di pace e di inclusione sociale”, e ringraziato le associazioni sportive che “educano concretamente alla fraternità”. E poi l’invito alla preghiera per la pace: “nella martoriata Ucraina, colpita da attacchi che provocano molte vittime civili, tra cui tanti bambini. E lo stesso accade a Gaza, dove le persone sono ridotte a vivere in condizioni inimmaginabili, senza tetto, senza cibo, senza acqua pulita. Tacciano le armi e si riprenda il dialogo; siano liberati tutti gli ostaggi e si soccorra la popolazione. Preghiamo per la pace in tutto il Medio Oriente; in Sudan e Sud Sudan; nella Repubblica Democratica del Congo; in Myanmar, duramente provato anche dal terremoto; e ad Haiti, dove infuria la violenza, che alcuni giorni fa ha ucciso due religiose”.
Nell’omelia per il giubileo, letta da mons. Fisichella, papa Francesco, commentando le letture del giorno, ha evidenziato che la liturgia “invita oggi a rinnovare, nel cammino Quaresimale, la fiducia in Dio, che è sempre presente vicino a noi per salvarci. Non c’è esilio, né violenza, né peccato, né alcun’altra realtà della vita che possa impedirgli di stare alla nostra porta e di bussare, pronto ad entrare non appena glielo permettiamo. Anzi, specialmente quando le prove si fanno più dure, la sua grazia e il suo amore ci stringono ancora più forte per risollevarci”. Dio, nel “suo amore fiducioso ci coinvolge perché possiamo diventare a nostra volta, gli uni per gli altri, ‘angeli’, messaggeri della sua presenza, al punto che spesso, sia per chi soffre sia per chi assiste, il letto di un malato si può trasformare in un ‘luogo santo’ di salvezza e di redenzione”. E ritorna sul tema della malattia: “in questo momento della mia vita condivido molto: l’esperienza dell’infermità, di sentirci deboli, di dipendere dagli altri in tante cose, di aver bisogno di sostegno. Non è sempre facile, però è una scuola in cui impariamo ogni giorno ad amare e a lasciarci amare, senza pretendere e senza respingere, senza rimpiangere e senza disperare, grati a Dio e ai fratelli per il bene che riceviamo, abbandonati e fiduciosi per quello che ancora deve venire. La camera dell’ospedale e il letto dell’infermità possono essere luoghi in cui sentire la voce del Signore che dice anche a noi: ‘Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?. E così rinnovare e rafforzare la fede”. E quindi l’invito a tutti a non relegare “chi è fragile lontano dalla nostra vita, come purtroppo oggi a volte fa un certo tipo di mentalità, non ostracizziamo il dolore dai nostri ambienti. Facciamone piuttosto un’occasione per crescere insieme, per coltivare la speranza grazie all’amore che per primo Dio ha riversato nei nostri cuori e che, al di là di tutto, è ciò che rimane per sempre”.
Papa Francesco era stato ricoverato il 14 febbraio e dimesso due domeniche fa, il 23 marzo. In tutto questo periodo non si era mai affacciato: solo un audio messaggio è stato diffuso lo scorso 6 marzo durante la recita del Santo Rosario per la sua salute recitato in piazza san Pietro. Dieci giorni dopo la diffusione di una foto dalla cappella della sua stanza al Policlinico Gemelli. E’ ricomparso in pubblico al momento delle sue dimissioni dall’ospedale con un brevissimo saluto e poi, prima del rientro a Casa Marta, la visita a Santa Maria Maggiore. La prima ad incontrare il papa ieri mattina è stata una suora di clausura di Napoli, presente nella basilica di San Pietro. Si chiama sr. Francesca Battiloro ed ha visto arrivare il pontefice sulla sedia a rotelle in Basilica: “Io avevo chiesto a Dio: ‘Voglio incontrare il Papa’. E solo a Lui eh! A nessun altro... Pensavo fosse impossibile, invece è stato il Papa a venirmi incontro. Pare che il Signore quando gli chiedo una cosa me la concede sempre…”, ha raccontato la religiosa di 94 anni – 75 trascorsi in clausura - ai media vaticani. Il papa – ha detto sr. Battiloro - l'ha salutata con una battuta: “Ma lei è una delle suore di Napoli?”, riferendosi ad un episodio avvenuto durante la visita di papa Bergoglio a Napoli nel 2015. (7 APR - com)
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