È stato presentato oggi, presso la sede di Unioncamere, il terzo Rapporto Italia Generativa, intitolato “Giro di Boa. Il segno che resta dell’imprenditività italiana”. Il lavoro, elaborato dal Centro di Ricerca ARC – Centre for the Anthropology of Religion and Cultural Change – dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, in collaborazione con Unioncamere e Generatività Sociale, mira a individuare gli ostacoli presenti nel processo di abilitazione di persone e gruppi in Italia ed Europa. Segnalando blocchi e ritardi rispetto ad altri contesti europei, il Rapporto può diventare uno strumento utile per gli attori politici impegnati a promuovere soluzioni orientate alla generatività.
All’evento hanno partecipato Andrea Prete, Presidente di Unioncamere (nella foto), Mauro Magatti, economista e sociologo, Patrizia Cappelletti e Gianluca Truscello del centro ARC, Massimiliano Valerii, Direttore Generale del Censis, Antonella Polimeni, rettrice dell’Università La Sapienza, Carlo Borgomeo, Presidente di Assaeroporti, Marcella Mallen, Presidente di Prioritalia, e Gaetano Fausto Esposito, Direttore del Centro Studi Guglielmo Tagliacarne.
Nel suo intervento introduttivo, Prete ha tracciato un quadro a tinte fosche dell’attuale congiuntura economica: “Parliamo di un periodo che continua a non lasciarci tranquilli. Abbiamo vissuto la crisi pandemica, poi abbiamo vissuto la guerra, la crisi energetica, adesso è l’era dei dazi e, diciamo, sono tutte variabili che creano delle turbolenze importanti nel mondo economico e che, certamente, non ci tranquillizzano”, ha affermato. Il presidente ha evidenziato come il settore manifatturiero italiano sia in calo produttivo da circa due anni, condizione aggravata dalla recessione tedesca, partner economico cruciale per l’Italia. Sul fronte del commercio internazionale, il numero uno di Unioncamere ha lanciato un allarme: “Per quanto riguarda l’Italia, la nostra bilancia export con gli Stati Uniti è di 67 miliardi. Alcune delle nostre produzioni probabilmente continueranno a vendere, soprattutto per quanto riguarda i prodotti premium, ma probabilmente per altri prodotti non è così, soprattutto quelli di fascia media”. Il timore è quello di un incentivo alle “rilocalizzazioni produttive”, con aziende che potrebbero preferire stabilirsi direttamente negli USA per eludere le nuove barriere commerciali.
Una parte rilevante dell’intervento è stata dedicata alla questione demografica e alla mancanza di competenze. Prete ha ribadito la difficoltà del sistema produttivo nel reperire profili professionali adeguati. Inoltre, ha sottolineato la necessità di affrontare con urgenza il tema della denatalità, che sta portando a un pericoloso squilibrio tra popolazione attiva e pensionata. La proposta avanzata è quella di: “Un’immigrazione regolata, con una formazione a monte delle figure che occorrono a questo Paese”.
Altro nodo critico è l’imprenditoria giovanile. Negli ultimi dieci anni è stata riscontrata una drastica riduzione delle imprese guidate da under 35, segno di una perdita di fiducia nei confronti dell’iniziativa imprenditoriale tra le nuove generazioni. In controtendenza, invece, l’aumento delle imprese a guida straniera, un terzo delle quali attive da oltre dieci anni, a testimonianza di una integrazione reale radicata nel Paese.
Anche il Direttore Generale del Censis, Massimiliano Valerii, ha trattato il tema demografico, definendolo un cambiamento epocale. I dati sono allarmanti: da quattro anni consecutivi, le nascite annue in Italia sono sotto quota 400.000. Il quadro anagrafico è completamente mutato: nel 1951 il 57% della popolazione aveva meno di 35 anni; entro il 2050, questa percentuale scenderà sotto il 29%. Secondo Valerii: “Quello che non si dice mai è che due terzi delle mancate nascite non sono dovute al tasso di fecondità, che sappiamo essere bassissimo, 1.18 figli per donna, ma al fatto che, a causa della denatalità che abbiamo alle spalle, sono diminuite le donne in età fertile, cioè la popolazione femminile statisticamente tra i 15 e i 49 anni. Questo significa che, anche se domani mattina mettessimo in campo le migliori misure di sostegno alla natalità” per il Direttore Generale del Censis: “comunque è già troppo tardi, perché sono drasticamente diminuite le donne in età feconda”.
Crisi geopolitiche e demografiche, carenza di competenze e disaffezione dei giovani verso l’imprenditoria: fenomeni che impongono politiche strutturali e una visione di lungo periodo. Il terzo Rapporto Italia Generativa si propone come strumento di analisi e orientamento per affrontare questa complessa transizione. (8 APR - lug)
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