Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

SOLO 37% ITALIANI
FANNO ATTIVITA’ SPORTIVE

SOLO 37% ITALIANI <BR>  FANNO ATTIVITA’ SPORTIVE

In Italia il 90% degli adolescenti tra gli 11 e i 15 anni non pratica attività sportiva quotidiana; meno del 10% svolge almeno 60 minuti di attività fisica al giorno, come raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Un bambino su 5 tra gli 8 e i 9 anni è in sovrappeso e uno su cinque è obeso e solo il 14% dei piccoli sotto i 3 anni frequenta un nido pubblico, con forti disuguaglianze territoriali. Sono solo alcuni dei dati evidenziati dalla Rete Italiana Città Sane – OMS in occasione della Giornata Mondiale della Salute. I dati mostrano la scarsa attenzione della popolazione alla salute: solo il 37% degli adulti pratica attività fisica almeno 1-3 volte a settimana, rispetto al 61% della media UE. “Oggi più che mai è importante ricordare che le abitudini sane si costruiscono nei luoghi della vita quotidiana – spiega Lamberto Bertolè, Presidente Nazionale della Rete Italiana Città Sane OMS –. Le città assumono un ruolo centrale nella sperimentazione di politiche integrate e nella promozione di relazioni efficaci e durature. I quartieri, le scuole e gli spazi pubblici sono infatti i primi presidi del benessere fisico e mentale. Come Rete Italiana Città Sane abbiamo analizzato i dati raccolti da diversi enti, riguardo i comportamenti più o meno virtuosi delle persone e la presenza di servizi offerti dal territorio, e il quadro che si presenta mostra quanto lavoro sia ancora necessario fare in termini di sensibilizzazione della popolazione alla prevenzione primaria e secondaria e di appelli alle Istituzioni perché le mancanze vengano colmate”. Dai dati emerge che nel 2023 il 7,6% dei cittadini ha rinunciato alle cure mediche a causa di motivi economici o delle lunghe attese, contro il 6,3% del 2019. La causa è da cercare nella mancata sensibilizzazione e nella gestione disequilibrata delle risorse. Anche la presenza di servizi e l’opportunità di accedervi è troppo spesso scarsa. In alcune periferie urbane, solo il 40% dei residenti ha accesso tempestivo alle strutture sanitarie, contro l’85% di chi vive nei centri urbani. Dal 2010 al 2020 i posti letto ospedalieri nelle grandi città sono calati: la disponibilità è scesa da 4,5 a 3,8 posti ogni 1000 abitanti. I presidi residenziali socio-sanitari sono insufficienti per poter rispondere alle necessità dei cittadini: il 1° gennaio 2023, in Italia, risultavano attive 12.363 strutture per 408mila posti letto, pari a 7 posti ogni 1000 residenti. Il Paese spende inoltre il 9,4% del PIL in sanità (mentre la media UE è del 10,9%), con solo il 74% coperto da fondi pubblici (mentre l’UE si attesta sull’80%). (10 apr – red)

(© 9Colonne - citare la fonte)