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IN 5 ANNI E’ RADDOPPIATA
LA POVERTA’ ASSOLUTA

IN 5 ANNI E’ RADDOPPIATA <br> LA POVERTA’ ASSOLUTA

di Antonio Misiani

A cinque anni dall’avvio della crisi economica il processo di impoverimento del Paese sta assumendo proporzioni estremamente preoccupanti. La riduzione dei redditi reali e dei consumi delle famiglie e l’aumento della disoccupazione (particolarmente marcato per i giovani tra i 15 e i 24 anni di età) hanno prodotto un’impennata della povertà senza precedenti. L’incremento della povertà relativa – le famiglie con una spesa inferiore ad una soglia predeterminata - indica un ampliamento della disuguaglianza economica. Il raddoppio della povertà assoluta rappresenta un campanello d’allarme se possibile ancor più grave, poiché evidenzia un fortissimo aumento delle famiglie il cui livello di vita è inferiore allo standard minimo accettabile. Le dinamiche della povertà fortemente differenziate dal punto di vista socio-demografico e territoriale chiamano in causa i tradizionali limiti della nostra rete di protezione sociale. Se la povertà tra gli anziani e i pensionati è rimasta infatti tutto sommato sotto controllo (grazie ad un sistema pensionistico che nel 2012 ha assorbito risorse pari al 16 per cento del PIL), è diventata ormai critica la condizione delle famiglie numerose (con particolare riferimento a quelle con 2 o più figli), di quelle con persona di riferimento giovane o di mezza età, delle famiglie operaie e di quelle con persona di riferimento in cerca di occupazione. Queste criticità sono la diretta risultante di un sistema di welfare privo di un sistema universalistico di contrasto della povertà (unico caso in Europa insieme a Grecia e Ungheria), piuttosto avaro con le famiglie e i bambini (i relativi stanziamenti nel 2010 ammontavano al 4,6 per cento della spesa sociale in Italia, contro l’8 per cento della media UE) e pieno di buchi nella rete di sostegno dei disoccupati (secondo il rapporto CNEL sul mercato del lavoro nel 2011 i beneficiari di indennità di disoccupazione o mobilità erano pari a solo il 30,6 per cento delle persone in cerca di occupazione).

(da nens.it)

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