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direttore Paolo Pagliaro

“Le Ciccionate”, le ricette più gustose di Francisco

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

“LE CICCIONATE”, LE RICETTE PIU’ GUSTOSE DI FRANCISCO

Direttamente da “I menù di Benedetta”, Francisco ci offre un libro di ricette scritte apposta per i giovani come lui, molto gustose, a volte audaci, e che traggono ispirazione dall'universo gastronomico inglese e americano: piatti dolci e salati in grado di saziare gli appetiti più esagerati, facili da preparare e realizzabili con ingredienti molto comuni e soprattutto super economici. Divise in sezioni che rimandano a situazioni tipiche della vita di ogni ragazzo (feste, cene low cost con gli amici, problemi di cuore, esami universitari), le ricette sono presentate attraverso titoli e aneddoti divertenti, scritte con un linguaggio “cool” e accompagnate da fotografie che le illustrano. E il procedimento per realizzarle è davvero a prova di “negati”: chiaro, semplice e dettagliato, con tanto di indicazione dei tempi di esecuzione e del livello di “sbatti”, cioè del grado di difficoltà. Le ricette più gustose si possono trovare nel libro di Francisco e Paolo Quilici, dal titolo “Le Ciccionate” (Rizzoli, pp. 144, 12 euro). (Sip)

“LA STORIA DEL MONDO IN DODICI MAPPE” DI JERRY BROTTON

Nel corso della storia le carte geografiche hanno modellato la nostra visione del mondo e il posto che vi occupiamo. In questo libro, “La storia del mondo in dodici mappe” (Feltrinelli, pp. 576, 45 euro, traduzione di Virginio B. Sala) Jerry Brotton sottolinea l’importanza delle mappe del mondo, descrizioni parziali e soggettive, intimamente legate ai sistemi di potere, all'autorità e alla creatività di tempi e luoghi particolari. I disegnatori di mappe non si limitano a raffigurare il mondo, lo costruiscono sulla base delle idee vigenti nella loro epoca. Questo libro analizza il significato di dodici mappe del mondo riprese dalla storia globale, a partire dalle rappresentazioni mistiche della storia antica e per finire con le immagini di derivazione satellitare contemporanee. Ricrea gli ambienti e le circostanze in cui queste carte sono state fatte, mostrando come ciascuna di esse trasmetta un'immagine estremamente personale del mondo: la prospettiva cristiana centrata su Gerusalemme del "mappamundi" di Hereford del XIV secolo; la più antica mappa coreana che mostra la Terra intera, compresa l'Europa; la prima autentica visione del mondo globalizzato del portoghese Diogo Ribeiro agli inizi del XVI secolo; la proiezione negli anni Settanta del Novecento che aveva l'ambizione di dare uguale dignità al "terzo mondo" e il pianeta secondo Google. Brotton rivela come ogni mappa abbia tanto influenzato quanto riflesso gli eventi contemporanei e come, leggendole, si possano meglio comprendere gli universi che le hanno prodotte. (Sip)

“FRA I BOSCHI E L'ACQUA”, IL RACCONTO DI UN VIAGGIO

Nel 1934 Patrick Leigh Fermor ha diciannove anni e già da alcuni mesi si è lasciato alle spalle l'Inghilterra e un curriculum scolastico scellerato con il fermo proposito di raggiungere a piedi Costantinopoli, vivendo “come un pellegrino o un palmiere, un chierico vagante”, dormendo nei fossi e nei pagliai e familiarizzando solo con i suoi simili. “Fra i boschi e l'acqua” (Adelphi, pp. 320, 20 euro) di Patrick Leigh Fermor, è il racconto della seconda parte di quel viaggio, e prende avvio dal punto esatto in cui era terminato “Tempo di regali”: il ponte di Mária Valéria, al confine tra Cecoslovacchia e Ungheria, che di lì a dieci anni sarà minato dai tedeschi in ritirata e mai più ricostruito fino al nuovo millennio. Ma i mille chilometri successivi - dalla Grande Pianura ungherese, lungo il corso del Danubio e attraverso la Transilvania, fino alle Porte di Ferro, dove collidono i Carpazi e i Balcani - aprono una parentesi idilliaca e precaria nel secolo più violento della storia. Narratore esuberante, colto, curioso e inquieto, Fermor racconta incontri con volpi e boscaioli, ritrae manieri isolati e villaggi di montagna, fienagioni e favolose biblioteche, rievoca notti passate sotto le stelle e fugaci relazioni amorose, riferisce leggende di spiriti, fate e lupi mannari e conversazioni con un'aristocrazia votata all'estinzione. (Sip)

LA VITA DI ANTOINE SCANDITA DA TRE DATE

Antoine, protagonista e voce narrante di questo romanzo, “La vita che scorre” (Longanesi, pp. 300, 14,90 euro) di Emmanuelle de Villepin, ripercorre ormai anziano la propria esistenza, scandita da tre date e segnata fin dal principio da una tragedia. Ha solo nove anni quando, in un pomeriggio di inizio estate del 1944, i tedeschi distruggono durante un'azione di rappresaglia il villaggio francese dove Antoine vive, Oradour-sur-Glane. Scampato al massacro perché ha disobbedito ai suoi uscendo dal paese con un compagno di giochi, Antoine da un giorno all'altro rimane orfano. Adottato dagli aristocratici Hautlevent, genitori del compagno Jacques, Antoine cresce solo ma forte, riuscendo a diventare un adulto, un marito e un padre. Fino alla seconda fatidica data che scandisce la sua esistenza: l'anno è il 1974, e dopo la morte improvvisa della moglie, Antoine deve reggere anche l'atroce notizia della grave malattia degenerativa che ha colpito l'amatissima figlia Elisa. Altri potrebbero rimanere annientati da simili prove, ma Antoine è un combattente, un sopravvissuto. Da allora lotterà per sé e per la propria figlia, non permettendo a niente e a nessuno di trovarlo fragile, mai più. Ma la vita di Antoine ha in serbo un'altra data per lui: il 1998, che gli porta Giulia e una grande verità sul suo passato.

SIMON GARFIELD RACCONTA L'ARTE PERDUTA DI SCRIVERE LE LETTERE

Perché le lettere continuano a suscitare tanto fascino nell'epoca del trionfo di Internet e della posta elettronica? Leggerle per ricostruire i retroscena della vita di un grande personaggio storico o di uno scrittore è una forma di voyeurismo intellettuale o un modo per coglierne la vita personale e interiore pur senza violarne l'intimità? Per millenni le lettere hanno plasmato la storia e l'esistenza degli individui: la digitalizzazione della comunicazione e l'avvento delle e-mail hanno cancellato la vitalità e l'autenticità di un semplice foglio infilato in una busta affrancata. Simon Garfield con “L'arte perduta di scrivere le lettere e come ritrovarla” (Ponte alle Grazie, pp. 208, 16,80 euro) non intende certo lanciarsi in una crociata contro il progresso informatico; vuole piuttosto riaffermare “il romanticismo della posta”, in epoche in cui gli scambi epistolari fornivano “il tramite silenzioso di ciò che era importante e accessorio”. L'autore prefigura un mondo senza lettere e francobolli e al tempo stesso celebra un aspetto centrale del nostro passato, una modalità di scambio basata sulla riflessione e il rispetto. Storia, aneddotica e curiosità si intrecciano in un racconto di erudizione e ironia, dalle tavolette anonime della Britannia romana fino ai nostri giorni: i capolavori di Cicerone e Seneca, le passioni che infuocavano Anna Bolena e Napoleone, l'anonima vita quotidiana di Jane Austen, l'incontenibile esuberanza epistolare di Madame de Sévigné. (Sip)

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