L’AGENTE DEL CAOS DI GIANCARLO DE CATALDO
Dopo la pubblicazione di un breve romanzo ispirato alla vita di Jay Dark, agente provocatore americano la cui missione era inondare di droga i movimenti rivoluzionari degli anni Sessanta-Settanta allo scopo di annullarne lo slancio, uno scrittore romano viene contattato da un avvocato californiano, un certo Flint, che ha letto il libro ed è perplesso. La vera storia di Jay Dark è molto diversa, lui può raccontarla: lui c'era. Come in un classico di Conrad, la narrazione di Flint spalanca all'improvviso uno scenario internazionale stupefacente. Questa la trama dell’ultimo romanzo di Giancarlo De Cataldo, “L’agente del caos”, edito da Einaudi. Un'autentica camera delle meraviglie che attraversa trent'anni della storia occidentale, tra servizi deviati, ex nazisti, trafficanti, terroristi, poliziotti onesti e poliziotti corrotti, sesso, ideali e concerti rock. Originalissimo, avvincente, ricco di personaggi sopra le righe, L'agente del caos è un libro dove realtà e finzione si intrecciano senza sosta, dando per la prima volta voce, senza alcun moralismo e senza ipocrisia, all'autocoscienza segreta e dionisiaca di un'intera generazione. L’autore è nato a Taranto e vive a Roma. Per Einaudi Stile libero ha pubblicato: Teneri assassini (2000); Romanzo criminale (2002 e 2013); Nero come il cuore (2006, il suo romanzo di esordio); Nelle mani giuste (2007); Onora il padre. Quarto comandamento (2008) ; Il padre e lo straniero (2010); con Mimmo Rafele, La forma della paura (2009);Trilogia criminale (2009); I Traditori (2010); con Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli, Giudici (2011); Io sono il Libanese (2012 e 2013); con Massimo Carlotto e Gianrico Carofiglio, Cocaina (2013); Giochi criminali (2014, con Maurizio de Giovanni, Diego De Silva e Carlo Lucarelli); Nell'ombra e nella luce (2014); con Carlo Bonini, Suburra (ultima edizione, SL 2017) e La notte di Roma (2015); con Steve Della Casa e Giordano Saviotti, la graphic novel Acido fenico (2016); nel 2018 ha pubblicato L'agente del caos. Ha curato le antologie Crimini (2005) e Crimini italiani (2008). Suoi racconti compaiono anche nelle antologie The Dark Side (2006) e Omissis (2007). Dopo la fortunata versione cinematografica di Michele Placido, tra il 2008 e il 2009 Sky ha mandato in onda una serie tv ispirata a Romanzo criminale.
“NOI E L’ALBERO” DI VALENTINA IVANCICH
Tradizionalmente ci portiamo dietro un’idea di simbiosi tra uomo e natura, di cui l’albero è il simbolo vitale per eccellenza. La cacciata stessa dal Paradiso terrestre è anche questo: fuori dal giardino dell’Eden la vita dell’uomo si fa più difficile, più brutta, più triste. Non è solo una visione poetica. Conosciamo l’importanza della natura per il benessere psico-fisico dell’uomo, tanto più in città e metropoli per decenni deturpate da un’urbanizzazione selvaggia. Eppure, spesso, la nostra consapevolezza “bio-eco-ambientalista” rimane in superficie, legata ai grandi allarmi planetari, ma poco aderente alla realtà di ognuno di noi. Ci preoccupiamo del riscaldamento globale e della distruzione della foresta amazzonica, ma poco del taglio degli alberi sotto casa che lasciano il posto a un nuovo parcheggio . . . In “Noi e l'albero. Natura urbana, salute umana” (casa editrice Corbaccio), Valentina Ivancich, neuropsichiatra e giardiniere, analizza invece l’importanza vitale di un rapporto quotidiano con la natura in tutte le sue forme, in primis, il verde urbano, ormai per molti unica forma di natura accessibile. Sulla base di studi e statistiche provenienti da tutto il mondo industrializzato dimostra gli effetti concretamente benefici che la natura, il verde, gli alberi hanno sull’uomo: sullo sviluppo cognitivo, emotivo, affettivo, relazionale dei bambini e degli adolescenti; sulla qualità della vita degli anziani e delle persone che vivono situazioni particolari, come malati e detenuti; sulla salute fisica e psichica di ognuno di noi. La qualità del rapporto con queste forme di natura incide sulla concreta possibilità, cui tutti abbiamo diritto, di accedere alla serenità e alla bellezza. Valentina Ivancich Biaggini è medico, neuropsichiatra infantile, dottore di ricerca. Non avendo mai saputo resistere alla umana affinità per alberi, verde e natura, si è anche occupata di tutela della natura, di zoologia e di giardini. Ha un diploma di orticultura.
CHIARA CARMINATI, POESIE NELLE TASCHE DEI JEANS
“Viaggia verso. Poesie nelle tasche dei jeans” di Chiara Carminati (edito da Bompiani) è una raccolta di liriche dedicate a quel tempo elastico infinito che chiamiamo adolescenza e comincia attorno ai dieci, undici anni per restare sempre in qualche modo con noi. Quando l'amicizia conta più di ogni altra cosa, ma poi, poi, poi arriva l'amore, o qualcosa che gli assomiglia; quando si fa festa con niente, ci si sente soli per niente, radiati e radiosi a correnti alterne; quando ogni giorno è un quartiere nuovo da misurare; quando essere diversi è una gloria e un peso immane. La leggerezza profonda dei versi di Chiara Carminati accompagna chi legge davanti a uno specchio in cui guardarsi e riguardarsi e riconoscersi, a qualunque età.
RODOTA’ CI INSEGNA A “VIVERE LA DEMOCRAZIA”
“Vivere la democrazia” di Stefano Rodotà (Laterza) è l’ultima riflessione di un grande intellettuale sul tumulto del nostro tempo. I diritti, quelli individuali e sociali, sono la misura della qualità di una società. È su questo principio che Rodotà ha costruito la sua vita di studioso, di politico e di intellettuale pubblico. Lo sviluppo della tecnica e i rischi di disumanizzazione della vita, la dignità umana, l’impatto delle nuove tecnologie sull’esistenza delle generazioni presenti e future, la questione dei beni comuni, il diritto al cibo, l’identità in Rete: su questo si riflette e si discute pagina dopo pagina in questo libro. Oltrepassando la prospettiva strettamente legata al diritto positivo, Rodotà riflette all’interno di visioni che hanno una natura culturale e morale. Non a caso al centro pone sempre la persona umana, la sua dignità, il valore della solidarietà. In questo nostro tempo di tumulto, come lo definisce l’autore, “i principi guida devono essere ricercati in una dimensione irriducibile all’economia, prendendo le mosse dal sistema complessivo, fondato sul riconoscimento primario contenuto nell’articolo 1 della Carta dei diritti: La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata”.
FRANCO MARUCCI RACCONTA LA LETTERATURA INGLESE
Nei due secoli abbondanti studiati in “Storia della letteratura inglese” di Franco Marucci (casa editrice Le Lettere) il teatro dapprima tace e la seconda metà del secolo è tutta occupata dall’epica biblica miltoniana. Il genere egemone diventa con la Restaurazione la poesia licenziosa di corte, poi celebrativa del ripristinato regime Stuart. Il primo e medio Settecento è dominato dal gusto neoclassico e augustano. Dopo la lirica licenziosa o devota, e dopo il poema epico, il trattatello o il pamphlet, si ha l’esordio imperioso del romanzo con Defoe e i suoi rapidi sviluppi in una rosa di proposte multiformi di prodigiosa differenza e divergenza, con Swift, Fielding e Sterne. Alla fine del secolo scoppia il quarantennio romantico, il più denso di grandi figure e di grandi capolavori nella letteratura inglese dopo il periodo elisabettiano. L’autore ha insegnato Letteratura inglese nelle università di Siena, di Firenze e di Venezia-Ca’ Foscari. Attivo dal 1975, è autore di otto libri monografici, tra i quali spiccano “Il senso interrotto. Autonomia e codificazione nella poesia di Dylan Thomas” (Ravenna 1976), uno dei primi studi italiani sul poeta, e “The Fine Delight That Fathers Thought: Rhetoric and Medievalism in Gerard Manley Hopkins” (Washington 1994). Nell’ambito della letteratura vittoriana ha dedicato numerosissimi saggi, cure ed edizioni commentate e introdotte a Emily Bronte, Browning, Pater, Matthew Arnold, George Eliot, Ruskin e a molti altri scrittori di primo piano. Lavora a questa Storia della letteratura inglese dal 2003.
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