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direttore Paolo Pagliaro

A Matera le sculture di Giovanni Casellato

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

A Matera le sculture di Giovanni Casellato

MATERA: PERSONALE SCULTURA GIOVANNI CASELLATO “ALLA MADRE” 

Una mostra dedicata alla libertà di pensiero, di religione, al coraggio delle proprie azioni al rispetto delle donne ma anche alla figura della Madre e al suo amore incondizionato: è la mostra personale di scultura “Alla madre” di Giovanni Casellato che sarà aperta al pubblico dal 27 giugno al 31 agosto presso il complesso monastico di Sant’Agostino di Sasso Barisano a Matera.  Le opere scelte da Giovanni Casellato per il progetto “Matera Capitale Europea della Cultura 2019”, alte più di due metri, ma caratterizzate da naturale levità, sono sculture e bassorilievi creati dall’artista negli ultimi tre anni, frutto di una ricerca introspettiva e di un percorso spirituale che si sono tradotti in figure che raccontano strati profondi della sua interiorità attraverso precise e riconoscibili simbologie. Tra i lavori in esposizione, le Anime, forme verticali che si stagliano verso l’infinito, leggere e fluide come l’etere, i Danzatori di sufi, simbolo dell’amore universale, privo di limiti e confini, le  Betulle, che rappresentano la purezza e sacralità della natura e la Maddalena, che Giovanni Casellato sta ancora plasmando e che sarà terminata per l’inaugurazione della mostra. La Maddalena  è un opera che va oltre la figura di madre, di moglie e di Madonna dentro cui la cultura, religiosa e non, ha sempre incorniciato le donne, fino a rappresentarne l’amore senza limiti. E ancora gli Aquiloni, creazioni iconiche di Casellato che escono dagli schemi e dalle aree di comfort. Simbolo di leggerezza, di gioco, di volo verso l’alto, l’aquilone riesce a volare solo se ha un filo che tira in senso contrario. Opere che colpiscono per la loro “profondità”, ma anche per l’estrema fluidità con cui esprimono il loro ritmo compositivo e quindi capaci di evocare in chi le osserva, differenti e opposte suggestioni. “L’intento dell’esposizione è quello di far intraprendere, a chi osserva, un viaggio spirituale attraverso forme che tendono all’essenza e alla purezza, con l’uso del colore bianco che si contrappone alla gravità del metallo. Un colore assoluto che sublima la materia pesante e trasporta la mente nel puro luogo del niente” spiga Casellato. Lo scultore veneto è reduce dalla mostra personale inaugurata il 19 marzo a Rabat in Marocco, presso la Galleria d’arte Abla Ababou.

MATERA La mostra curata da Chiara Casarin, direttore dei Musei di Bassano del Grappa,  avrà luogo all’interno del convento di Sant’Agostino, e sarà allestita sia nella sala polifunzionale che negli antichi ipogei utilizzati per la prima volta come spazio espositivo. Il complesso monastico di Sant’Agostino, oggi sede della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Ambientali, il cui nucleo antico è databile tra il X e l’XI secolo d.C., domina, da uno sperone roccioso, il Sasso Barisano  della città di pietra, ed è circondato da profondi baratri. I monaci dell’ordine degli Eremitani fondarono il convento nel 1592 annettendovi la chiesa dedicata a Santa Maria delle Grazie.  “Le sculture di Casellato catturano lo sguardo di chiunque le incontri. Lo catturano e lo incantano. Non si tratta di semplice bellezza, non è solo un relazione di tipo estetico quella che si instaura tra l’opera e l’osservatore: vi è qualcosa di più profondo, di più importante, di più complesso che si avverte immediatamente e si comprende lentamente” sottolinea Chiara Casarin. La mostra di Giovanni Casellato è inserita all’interno della programmazione internazionale degli eventi organizzati dalla Fondazione Matera – Basilicata 2019  che coinvolge tutta la città con mostre, eventi, spettacoli e rassegne che si concluderanno il 20 ottobre.

GIOVANNI CASELLATO Laureato in Architettura presso lo IUAV di Venezia, da diversi anni si occupa di design e scultura. Ha collaborato alla progettazione d’interni, oggetti di design e illuminazione, elementi architettonici, scenografie teatrali, utilizzando il ferro come materiale da cui partire per i suoi lavori. Ha esposto in alcune delle maggiori città Italiane ed Europee, partecipando anche alla Biennale di Venezia nel 2008 invitato dal Ministero dell’Ambiente. Menzionato da Banca Aletti quale scultore per investimento d’arte. Giovanni ricerca in ogni pezzo “il fascino dell’unicità”, lavorando meticolosamente sulla linea e sulla finitura in modo da valorizzarne l’aspetto formale.  (red – 21 giu)

GENOVA: DE CHIRICO, IL VOLTO DELLA METAFISICA

Palazzo Ducale di Genova accoglie, fino al 7 luglio, una mostra su Giorgio de Chirico, dal titolo “Giorgio de Chirico. Il volto della Metafisica”, curata da Victoria Noel-Johnson, che propone 90 opere, realizzate durante l’intero arco della sua carriera. La rassegna, la prima dedicata al pictoroptimus a Genova da oltre 25 anni, intende promuovere l’interpretazione che l’intero corpus artistico di de Chirico sia metafisico. Tale scelta curatoriale risulta infatti particolarmente adatta a sottolineare l’idea che, nonostante le numerose variazioni di stile, tecnica, soggetto, composizione e tonalità di colore, tutte le opere del Maestro cercano di offrire allo spettatore visioni tangibili del concetto filosofico intangibile della Metafisica secondo l’interpretazione offerta da Nietzsche alle fine dell’Ottocento: una metafisica continua. (red)

TORINO; GLI ANNI D’ORO DEL FOTOGIORNALISMO 

Si tiene fino al 7 luglio a CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia di Torino - la mostra “Nel mirino - L’Italia e il mondo nell’Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo 1939-1981”, prima organica ricognizione sullo straordinario patrimonio dell’agenzia, acquisito nel 2015 da Intesa Sanpaolo che, attraverso il proprio Archivio storico, lo conserva, restaura, studia e valorizza anche con il supporto di esperti, come è avvenuto in occasione della realizzazione di questa mostra. Curata da Aldo Grasso e Walter Guadagnini, l’esposizione – realizzata da CAMERA con Intesa Sanpaolo nell’ambito di Progetto Cultura, il programma triennale delle iniziative culturali della banca - presenta alcuni degli episodi cruciali della storia e della cronaca italiane e mondiali in un periodo che va dal 1939, anno in cui Vincenzo Carrese volle chiamare “Publifoto” la sua agenzia - nata a Milano nel 1937 con il nome Keystone -, fino al 1981, anno della scomparsa del fondatore. Quasi mezzo secolo di eventi raccontati attraverso 240 immagini realizzate dai fotografi di quella che è stata per un lungo periodo l’agenzia fotogiornalistica più importante del Paese. Sono gli anni d’oro del fotogiornalismo e, per evidenziare il legame inscindibile tra le immagini e la stampa del tempo, la mostra è costruita sul modello di una rivista illustrata, attraverso le sezioni dedicate alla politica, alla cronaca, all’estero, al costume, alla società, alla cultura e allo sport. All’interno di queste sezioni, il focus cade su fatti e personaggi che hanno dato un’impronta decisiva a questi anni, e alle storie che, anche grazie all’abilità dei fotografi, sono divenute parte integrante dell’immaginario collettivo del XX secolo.  Come dichiara Aldo Grasso, massmediologo e co-curatore della mostra, “l’enorme patrimonio che ci ha lasciato la Publifoto ci restituisce un mondo ormai consegnato alla storia (1939-1981) ma che pure, grazie a questa esposizione, ritrova una nuova vita e suscita intatte emozioni. Il lavoro del fotografo, infatti, è sempre duplice: da una parte saccheggia ma insieme conserva; denuncia ma insieme consacra. Per questo ogni raccolta di fotografie è un viaggio avventuroso, è il racconto passionale di questo viaggio animato dal ricordo di imprese mirabolanti, di personaggi, di apparizioni che mantengono nella disposizione l’intatta vivezza, l’emozione sospesa e irripetibile del gesto fissato una volta per sempre”. Tra le numerose vicende riportate alla luce si segnalano, per rilievo storico, mediatico o fotografico, il referendum e la proclamazione della Repubblica Italiana nel 1946, le conseguenze dell’attentato a Togliatti del luglio del 1948, le storie criminali di Rina Fort e del sequestro di Terrazzano, l’alluvione del Polesine, la tragica fine del Grande Torino, il concerto dei Beatles a Milano, la costruzione della rete autostradale italiana, i protagonisti di Cinecittà. Un autentico viaggio nella storia e nella cronaca, attraverso gli scatti - talvolta vintage, talvolta ristampati a partire dai negativi presenti nell’Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo - di autori come lo stesso Carrese, Fedele Toscani, Tino Petrelli, Peppino Giovi, Carlo Ancillotti e di altri collaboratori dell’agenzia, a volte rimasti anonimi. Alla vita dell’agenzia, al lavoro quotidiano dietro le quinte è dedicata la prima sala della mostra, così da immergere subito lo spettatore nel cuore della pratica fotogiornalistica ed evidenziare i molteplici ambiti nei quali l’agenzia operava, come ad esempio quello pubblicitario. In questa sezione saranno anche esposti alcuni oggetti originali dell’Archivio: cassettiere, buste contenenti le fotografie divise per argomento o per nome, raccolte di riviste, tutti oggetti che permettono di comprendere l’organizzazione del lavoro in un’epoca ancora dominata dalla carta, nella quale ancora non esisteva il digitale che oggi permea di sé anche questo lavoro.  Una selezione di immagini dell’Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo sarà valorizzata e condivisa con il pubblico anche nella mostra “NOI ...non erano solo canzonette”, in programma alla Promotrice delle Belle Arti di Torino e fino al 7 luglio, una grande rappresentazione della storia italiana tra musica e immagini. La vicinanza di contenuti e la medesima volontà di far apprezzare la bellezza e il valore di un bene storico e artistico come l’Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo, ha permesso di stringere un accordo di scontistica reciproca tra le due esposizioni. (red)

ROMA: “IL CARRO D’ORO” DEL CARNEVALE

Un’occasione speciale per i visitatori del Museo di Roma a Palazzo Braschi: fino al 14 luglio si può ammirare un prestigioso dipinto proveniente dalle Gallerie degli Uffizi di Firenze, eccezionalmente esposto nella prima sala del percorso museale. Si tratta de  Il carro d’oro di Johann Paul Schor (1615-1674), la celebre raffigurazione dei festeggiamenti che si tenevano per il Carnevale romano in epoca barocca. L’artista tedesco, originario del Tirolo, giunse a Roma alla fine degli anni Trenta del Seicento, ottenendo da subito commissioni prestigiose da parte di grandi famiglie come i Chigi, i Colonna e i Borghese, conquistandosi anche la fiducia di Gian Lorenzo Bernini, con il quale collaborò alla realizzazione di scenografici “apparati effimeri” in occasioni di molte feste e celebrazioni. L’opera degli Uffizi, acquistata nel 2018, è dunque ora esposta al Museo di Roma come atto di reciproca generosità che fa seguito al prestito, accordato in via straordinaria, dell’emblematico e celeberrimo quadro Carosello nel cortile di palazzo Barberini di Filippo Gagliardi e Filippo Lauri, incluso stabilmente nel percorso espositivo del museo romano e concesso alla mostra fiorentina Il carro d’oro di Johann Paul Schor. L’effimero splendore dei carnevali barocchi, appena conclusasi. (red)

NAPOLI: OMAGGIO A 9 DONNE EROICHE 

Al PAN - Palazzo delle Arti di Napoli, per la prima volta a Napoli, la mostra personale dell’artista Pier Toffoletti, concepita appositamente per questa occasione espositiva, presenta nove tele di grandi dimensioni, nove storie di donne straordinarie, racchiuse in un titolo emblematico - “Fearless”, ossia senza paura - contraddistinto da un forte messaggio sociale. L’artista udinese, con questo progetto – allestito fino all’1 luglio -  rende omaggio a 9 donne impavide, alcune arrivate sotto i riflettori della cronaca più recente per le loro “gesta” virtuose ed eroiche e altre meno conosciute: la nigeriana Balkissa Chaibou che si è opposta a un matrimonio combinato all’età di 12 anni, pratica molto diffusa nelle zone più povere del mondo, e che oggi studia per diventare medico, l’afgana Negin Khpalwak, prima donna direttrice d’orchestra in un paese in cui il regime talebano vieta di suonare qualsiasi strumento, che sta portando la sua Zhora Orchestra in tutto il mondo; Tess Asplund, svedese di origini africane che nel 2016 ha marciato da sola e silenziosamente con il pugno chiuso alzato ad un raduno di estrema destra in Svezia, per dire no all’intolleranza e alla violenza; la nuotatrice siriana Yusra Mardini che, dopo lo scoppio della guerra civile, imbarcata su un gommone verso la Grecia, ha trainato a nuoto il natante che rischiava di affondare, fino a riva e oggi si sta allenando a Berlino per i mondiali 2020; la quindicenne svedese Greta Thunberg paladina della battaglia contro il riscaldamento globale; la scacchista ucraina Anna Muzychuk, campionessa mondiale in carica che, nel 2017, ha boicottato i Mondiali in Arabia Saudita per non dover indossare l’abayae non sentirsi così una persona di serie B. (PO / red)

REGGIO EMILIA: L’APPENNINO VISTO DA ASAKO HISHIKI

Dopo una residenza sull’Appennino emiliano l’artista giapponese Asako Hishiki ha assaporato i ritmi e le suggestioni di una natura spettacolare nell’esuberanza della stagione primaverile, in un luogo dove ancora il tempo sembra restare ancorato a valori antichi. Parlando con la gente o osservando gli animali, passeggiando tra piccoli paesi incastonati nel paesaggio collinare o nei boschi e nei prati incontaminati, da ogni elemento ha attinto con attenzione profonda gli spunti, resi poi energia fondamentale per la sua ricerca, che da sempre ritornano nella Natura. Leggerezza e sospensione sono evidenze e temi fondamentali nella pratica artistica di Hishiki che – fino al 14 luglio, nella mostra “Tonalità vitali”, a Ventasso, nel Reggiano -, mostrano quanto abbiano trovato modo di ampliarsi e potenziarsi nell’orizzonte vitale dell’Appennino e delle realtà con cui ha interagito o che ha semplicemente guardato. Letture, sensazioni, percezioni dei dettagli hanno rinnovato, nel suo sguardo, un vocabolario formale che ha avuto modo di ampliarsi e rinnovarsi con l’apporto di nuove esperienze e pulsioni sensibili. Asako Hishiki porta la fantasia a ritrovare i percorsi della Natura, semplicemente attraverso il sussurro. Come il vento tra gli alberi, il muschio sulle tegole, gli uccelli che tracciano volute nel cielo, i suoi racconti essenziali riconciliano la nostra mente attraverso la visione di qualcosa che non supera mai l’imponderabile, ma vive, silenziosamente, nel paesaggio della nostra esistenza quotidiana.

 (red - 21 giu)

 

 

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