di Paolo Pagliaro
La tragedia dell’Ucraina mette in risalto la debolezza strategica e militare dell’Europa.
L’economia europea è dodici volte più grande di quella russa, ma la supremazia è vanificata dall’assenza di politiche comuni. Un esempio vistoso è quello dell’energia. Dice uno studio dell’University College di Dublino che se la rete di distribuzione dell’elettricità venisse ristrutturata non tenendo conto dei confini nazionali ma agendo in una logica paneuropea, il costo si ridurrebbe del 32%. Lo studio dimostra come il caro bollette non sia legato solo ai costi di produzione, ma anche a quelli di stoccaggio e distribuzione.
Cita lo studio irlandese l’accademico europeista Roberto Castaldi, direttore di Euractiv Italia, il quale sostiene che il prezzo per famiglie e imprese potrebbe addirittura dimezzarsi, e si ridurrebbe drasticamente la dipendenza dal fornitore russo, se ci fosse una vera unione dell’energia – con la messa in comune delle riserve e con acquisti congiunti dai Paesi produttori, come si è fatto per i vaccini .
Per dire quanto siano alti i costi di quella che lui chiama non-Europa, il direttore di Euractiv fa poi l’esempio della difesa, con i 27 membri dell’Unione che - pur avendo una spesa militare più che doppia rispetto alla Russia - sono incapaci di darsi uno strumento di deterrenza e di pronto intervento. Unione dell’energia e unione della difesa sono il tema di un memorandum presentato in questi giorni al governo, e non sono più questioni rinviabili.