di Paolo Pagliaro
E’ un aumento di eccezionale entità, dice l’Istat annunciando che in gennaio produrre una merce è costato quasi il 33% in più dell’anno scorso. Colpa dei rialzi di energia elettrica e gas.
Le quotazioni internazionali dei carburanti hanno raggiunto livelli mai visti. Per la prima volta il diesel costa più della benzina, e gli autotrasportatori lavorano in perdita. Con il costo del gas decuplicato non tornano più i conti delle imprese siderurgiche, delle fonderie, dei produttori di carta, vetro e ceramica. Produrre una piastrella costa più del prezzo a cui la si vende: il risultato è che a Sassuolo sette aziende hanno messo i dipendenti in cassa integrazione e altre dieci si accingono a farlo.
Hanno sospeso la produzione le cartiere di Mantova, Villa Lagarina in Trentino, Camposampiero nel padovano, Mesola in provincia di Ferrara, Tolentino nel Maceratese, Capannori in provincia di Lucca. Con le cartiere è in difficoltà l’intera filiera, dagli imballaggi all’editoria. Per risparmiare sulla carta, i giornali riducono la foliazione. In settembre potremmo non trovare i libri di testo.
Cominciano a scarseggiare le materie prime anche nel settore agroalimentare. L’Ungheria ha vietato l’export di cereali, la Russia quello di concime, la zootecnica deve i conti con il prezzo dei mangimi, l’ortofrutta con quello, triplicato, del gasolio per i trattori.
Tra tutti i Paesi europei, l’Italia è – con la Francia - quello che più ha speso per limitare l’impatto del caro-energia su bilanci di imprese e famiglie, In 5 mesi ci sono stati sussidi governativi per 15 miliardi. In tempi normali sarebbe bastato ma questi non sono tempi normali.
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