L’Europa in meno di un anno ha pagato al resto del mondo 170 miliardi di euro in più (pari all’1,3% del pil europeo), in termini di maggior esborso complessivo, a causa degli aumenti dei prezzi energetici e, tra i maggiori beneficiari, c’è la Russia di Vladimir Putin. Lo segnala un documento del Centro studi di Unimpresa sullo scenario economico internazionale. Uno degli elementi più preoccupanti, in questa fase, è l’inflazione – si legge in una nota di Unimpresa – A breve la Bce potrebbe ulteriormente alzare i tassi di interesse di pochi decimali anche se per ora non c’è accordo nel direttivo dell’Eurotower: si ragiona su un aumento di un ulteriore 0,25%.
RISCHIO RECESSIONE. Questa decisione, osserva Unimpresa, serve per contrastare l’aumento dell’inflazione, ormai stabilmente sopra l’8% (il livello ottimale è 2%), e per spingere la crescita economica. “L’allungamento guerra, però, potrebbe portare a recessione in Italia e non solo. La Bce fa la sua parte, ma non basta. Per compensare l’inflazione, bisogna intervenire sugli stipendi e per farli aumentare ci sono due possibilità: aumenti concordati con i rinnovi dei contratti collettivi (sono scaduti oltre 50 ccnl di 10 milioni lavoratori) oppure un taglio importante delle tasse (Irpef) che faccia aumentare subito il reddito disponibile delle famiglie; e questa seconda ipotesi è da preferire, considerando che la congiuntura non consente alle imprese di apportare maggiori costi del costo del lavoro” commenta il presidente onorario di Unimpresa, Paolo Longobardi.
IL RIALZO DEI TASSI. Nella sua analisi, Unimpresa spiega che la Banca centrale europea insegue la Federal reserve americana su rialzo tassi e ricorda che negli Stati Uniti l’inflazione è oltre l’8%, in Gran Bretagna al 10%. Ma il rialzo coi tassi, ecco un elemento preoccupante, coincide con la brusca frenata dell’economia: il problema per l’Europa e per l’Italia, pertanto, sarà la crescita zero o addirittura la recessione.
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