di Paolo Pagliaro
Oscurata da dio, patria e famiglia, la parola legalità sembrava bandita dal lessico pubblico. Ma oggi, anniversario della strage di Capaci, nelle commemorazioni è finalmente riemersa. La legalità, è stato detto, si costruisce giorno per giorno, anche con gesti simbolici. Come ha fatto per esempio il nuovo questore di Agrigento che l’altro giorno a Palma di Montechiaro prima della tradizionale processione ha ottenuto che dalla statua della Madonna fosse rimossa la targhetta d'intitolazione a una famiglia di mafiosi. E poi ha vietato la sfilata dei cavalli, perché molti sarebbero stati montati da noti pregiudicati. Consuetudini incoraggiate negli anni dal silenzio assenso di troppe autorità.
Sono i tradimenti della legalità di cui si occupa il nuovo libro di Paolo Borrometi, giornalista brillante e competente, e non solo perché vittima di pestaggi e minacce mafiose. “Traditori”, edito da Solferino, racconta la storia delle omertà e delle collusioni, della diffusa impunità di cui godono i carnefici, del fango gettato contro le vittime per farle apparire colpevoli,. È accaduto persino a Giovanni Falcone quando si disse che la bomba dell’Addaura l’aveva piazzata lui stesso, a Don Diana, dipinto come un camorrista., a Peppino Impastato presentato come un terrorista. Manipolazioni che rischiano di tornare d’attualità, con altri protagonisti, in una stagione in cui il problema principale sembra diventato quello di cambiare la narrazione.




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