Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

A Roma l’arte tessile bulgara delle sorelle Kalimerova

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

A Roma l’arte tessile bulgara delle sorelle Kalimerova

È stata inaugurata l’8 febbraio, nella sede della Fondazione Marco Besso a Roma, la mostra “I Ponti della Memoria - L’Arte che travalica i confini”, che espone opere di raffinata eleganza e rarefatta bellezza di Tania e Marussia Kalimerova, quest’ultima scomparsa nel 2017. Un’esposizione dedicata all’affascinante arte della fibra e della carta da due artiste bulgare note a livello internazionale. Una ricerca artistica che spazia tra arazzi, sculture, installazioni luminose, disegni, bozzetti, opere materiche, opere tessute di carta. Lo storico e critico d’arte Claudio Strinati cura il catalogo. Nella sala dedicata alle opere di Marussia Kalimerova è presentata una selezione di alcuni arazzi di media grandezza e tecniche diverse. Di Tania Kalimerova sono presentate opere materiche eseguite in combinazione di carta di riso cinese, carta giapponese, interventi tessili di seta e piccole sculture sempre tessili. Dal 2009, Tania e Marussia Kalimerovi condividevano la loro vita professionale nello studio romano di Tania, creando opere eleganti e originali per idea, dimensione, tecnica e combinazione di colori. Una testimonianza di grande amore, passione, sensibilità e fantasia, oltre che grande abilità delle mani. Le opere raccontano lo straordinario fascino dell’arte tessile dagli anni Ottanta ad oggi, tracciando il sottile filo dell’evoluzione, un filo come quello di Arianna che unisce il passato con l’estetica e la manualità attuale che spazia fino alle forme di rilievo e tridimensionalità. Il 21 febbraio si potrà visitare gli ambienti principali della Fondazione, prenotando entro le ore 12 del giorno prima per due orari (ore 11 e ore 15), guidati da Carla Rivolta. A Marussia Kalimerova nel 1988 Antonio Bruni dedicò una bella poesia-recensione dal titolo “La rete di Marussia”: (…) Marussia che tesse sé stessa dipana il suo corpo e lo fila nei suoi sentimenti si annoda poi sosta allo pecchio e si osserva armando un telaio di sguardi l'ordito dell'essere suo (…) Marussia la donna raccoglie su strade inondate di chiasso i fili segreti che il cielo in fibre e colori dispone ignoti serbandoli ai passi di chi deve correre al mondo (…)”. (red)

"TEMPI NUOVI": A BOLOGNA IL PROGETTO DI STEFANO NON

Nell’ambito di Art City Bologna 2024, CUBO, il Museo d’impresa del Gruppo Unipol, ospiterà a Bologna dallo scorso 2 febbraio fino all’11 maggio “Tempi nuovi”, progetto site specific di Stefano Non, a cura di Claudio Musso. La rassegna si sviluppa in due sedi: la mostra inedita “Menopermenougualepiù (Costruire sull’assenza del referente)” è allestita presso CUBO in Torre Unipol, mentre “Giraffa con giraffine cosmiche al Museo terrestre” trova la sua collocazione ideale presso la sede di CUBO in Porta Europa. L’artista bergamasco presenta un nucleo di 17 lavori che, tra installazioni plastiche e opere video, restituisce la sua ricerca rivolta a tematiche di grande attualità quali la gamification (l’accesso alla conoscenza in chiave ludica), il postumano (l’ibridazione tra corpi e intelligenze umane e quelle artificiali, animali, vegetali) e la transcodifica (la necessità di traduzione tra linguaggi differenti). Le due mostre, insieme a un ciclo di incontri dedicati al rapporto tra creazione artistica ed estetica tecnologica, sono parte della settima edizione della rassegna das - dialoghi artistici sperimentali. (gci)

L'ARTE E LA VISIONE DELL'ITALIA DI SIMON HANTAI A ROMA

Gagosian Roma ha annunciato "Azzurro", una mostra di dipinti di Simon Hantai (1922–2008), ospitata nella sua sede romana dallo scorso 2 febbraio fino al 30 marzo. Curata da Anne Baldassari, l’esposizione approfondisce il legame di Hantai con l’Italia e l’impatto della tradizione pittorica italiana sul suo lavoro, evidenziando il ricorrere dei toni del blu nella pratica dell’artista. Dopo l’importante retrospettiva alla Fondazione Louis Vuitton di Parigi (2022), "Azzurro" segue le due precedenti esposizioni di Hantai ospitate da Gagosian nello spazio di Le Bourget (2019-22) e nella sede di Madison Avenue a New York (2022). Nato a Bia in Ungheria nel 1922, Hantai si trasferisce a Parigi nel 1948 unendosi al gruppo dei Surrealisti di André Breton, dal quale, tuttavia, prende le distanze nel 1955. Negli anni successivi l’artista elabora la tecnica del pliage (piegatura), nella quale la tela viene piegata, annodata, dipinta nelle porzioni visibili e successivamente dispiegata rivelando un’alternanza tra sfondo e parti pigmentate. Dopo aver rappresentato la Francia alla Biennale di Venezia del 1982, Hantai si ritira dalla vita pubblica, rifiutando di esporre nuovi lavori fino al 1998. A seguito di questo prolungato isolamento, l’artista inizia a intervenire su una serie di pliage già esposti nel 1981, fotografandoli di traverso, realizzandone stampe a partire dalle immagini distorte e continuando a lavorare in gran parte in isolamento fino alla sua morte nel 2008. È significativo che "Azzurro" abbia luogo a Roma: Hantai si recò infatti per la prima volta in Italia nel 1942 con i compagni dell’Accademia di Belle Arti di Budapest, soggiornando nella Capitale, a Firenze e a Siena. Nel 1948, in occasione di un viaggio a piedi da Ravenna a Roma, visitò la 24a Biennale di Venezia entrando in contatto con le opere di Max Ernst e Jackson Pollock. Tornò in Italia per un’ultima volta nel 1982. Questi viaggi contribuirono a consolidare la sua ammirazione per i pittori italiani del proto e del primo Rinascimento, in particolare Giotto e Masaccio. "Azzurro" è una retrospettiva che utilizza il colore come criterio, presentando in ordine cronologico straordinari esemplari dei noti pliage di Hantai. Le sue opere figurano nelle collezioni di: Musei Vaticani, Città del Vaticano; CAPC Musée d’art contemporain de Bordeaux, Francia; Centre Pompidou, Parigi; Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris; Ludwig Museum, Budapest; Museum of Fine Arts, Budapest; Royal Museums of Fine Arts of Belgium, Bruxelles; Museum of Modern Art, New York; Solomon R. Guggenheim Museum, New York; Hirshhorn Museum and Sculpture Garden, Washington, DC; National Gallery of Art, Washington, DC; Museum of Fine Arts, Houston; San Francisco Museum of Modern Art; Musée d’art contemporain de Montréal; e Osaka City Museum of Fine Arts, Giappone. (gci)

"MORANDI METAFISICO": A BOLOGNA L'ESPOSIZIONE SU GIORGIO MORANDI

Il Museo Morandi del Settore Musei Civici Bologna ha presentato a Casa Morandi il focus espositivo "Morandi metafisico. Tre disegni. Una storia" a cura di Lorenza Selleri. La mostra è stata aperta al pubblico il 1° febbraio scorso nell’ambito della dodicesima edizione di ART CITY Bologna, il programma istituzionale di mostre, eventi e iniziative speciali promosso dal Comune di Bologna in collaborazione con BolognaFiere in occasione di Arte Fiera, dedicato a Giorgio Morandi nel 60° anniversario della morte, e resterà visitabile fino al 5 maggio. Nella casa di Giorgio Morandi a Bologna, nel ripostiglio adiacente al suo studio, si conservano ancora i modelli che a lui servirono per le opere della stagione metafisica, circoscrivibile a una breve parentesi tra l’estate del 1918 e il tardo autunno del 1919. Muovendo dai tre disegni metafisici appartenenti alla collezione del Museo Morandi, questo approfondimento espositivo nasce con l'intenzione di documentare la scoperta del mondo metafisico e i suoi valori simbolici all’interno della lunga vicenda creativa morandiana, accostando le opere a lettere, testi e fotografie. Ad oggi i dipinti di Morandi catalogati sono poco più di 1.400. Le opere del pittore realizzate negli anni giovanili, ovvero tra il 1910 e il 1920, sono quelle nate dallo studio, dalla sperimentazione e da una ricerca costante finalizzata al raggiungimento di un proprio autonomo linguaggio. È il decennio in cui decollano alcune delle principali avanguardie artistiche e i dipinti coevi di Morandi odorano per l'appunto di Futurismo e di Cubismo. Agli inizi, Morandi si tiene aggiornato e assimila attraverso le riproduzioni su libri e periodici la lezione di Cézanne, di Derain, ma anche di Picasso e Braque, pur tenendosi a distanza da Parigi, epicentro mondiale dell'arte di quel tempo. Durante il primo conflitto mondiale, Morandi viene richiamato alle armi, ma immediatamente riformato per gravi problemi di salute. In quegli anni realizza un numero ridotto di opere, ma tutte di primaria importanza: sono capisaldi di una produzione artistica variegata in cui si percepisce l'inizio di un percorso autonomo, in cui il superamento della lezione cubista si fonde con la riscoperta di Giotto, di Paolo Uccello e con l'interesse per il primitivo Rousseau. Successivamente nella sua città, tramite la rivista letteraria "La Raccolta", fondata e diretta da giovani intellettuali bolognesi a lui vicini quali Giuseppe Raimondi e Riccardo Bacchelli, Morandi si accosta, seppur per un breve periodo, alla Metafisica. "La Raccolta", infatti, dal 15 marzo 1918 al 15 febbraio 1919 pubblica scritti di Ardengo Soffici, Carlo Carrà, Filippo De Pisis, Alberto Savinio, Vincenzo Cardarelli, Giuseppe Ungaretti, solo per citarne alcuni, e fuori testo inserisce, a corredo di ogni numero, illustrazioni in bianco e nero riproducenti opere di Giorgio de Chirico, Carlo Carrà, Ardengo Soffici, Mario Bacchelli e dello stesso Morandi. Le opere di Morandi in cui si può percepire una vicinanza stilistica a quelle dei principali esponenti della Metafisica sono 21 (comprendendo anche quelle oscillanti tra Metafisica e "Valori Plastici") e sono prevalentemente dipinti a olio. Queste tele si conservano per lo più in alcuni dei più importanti musei italiani (quella appartenuta a Roberto Longhi venne purtroppo trafugata nel 1981 e ad oggi non è stata ancora ritrovata). Pur essendo cronologicamente successivi a quel solo anno in cui Morandi si avvicina alla Metafisica, i tre disegni posseduti dal Museo Morandi possono a pieno titolo appartenere a quel gusto. Questi rari e preziosi fogli tracciati a inchiostro raffigurano rispettivamente due nature morte metafisiche di impianto analogo a quello dei dipinti che si conservano alla Pinacoteca di Brera (Natura morta, 1919, Vitali 44 e Natura morta, 1919, V.43) e un vaso di fiori che invece richiama il dipinto di collezione privata (Fiori, 1920, V.56) emblematico della successiva stagione dei "Valori Plastici". I tre disegni, in realtà, risalgono tutti a quel periodo, come si evince dalla carta su cui sono stati schizzati, seppur con una precisione quasi descrittiva. Morandi ha utilizzato infatti il verso di cedole librarie della celebre casa editrice d'arte "Valori Plastici" fondata nel 1918 dall'artista ed editore Mario Broglio. I fogli provengono, non a caso, dal fondo archivistico della rivista romana e, andati in asta a Roma nell'aprile del 1999, sono stati acquistati dal Comune di Bologna arricchendo così la collezione del Museo Morandi. (gci)

"ANY QUESTIONS?": A MILANO UNA COLLETTIVA TUTTA AL FEMMINILE

A Milano una collettiva tutta al femminile: dal 5 marzo al 10 maggio, la galleria Area\B ospiterà la mostra “Any Questions?”, curata da Isabella Tupone e Francesco Mancini, che vede esposte venti opere - in gran parte inedite - firmate da Chiara Baima Poma, Irene Balia, Loredana Galante, Laura Giardino e Sarah Ledda. Il titolo “Any questions?” cita la frase che chiude il celebre romanzo di Margaret Atwood del 1985, “Il racconto dell’Ancella”, diventato simbolo di emancipazione femminile. Ambientato nell’immaginaria Repubblica di Gilead, il romanzo affronta il tema della sottomissione delle donne in un ambiente che le giudica sulla base della loro fertilità, considerandole alla stregua di semplici oggetti. Ma non solo: al centro di quest’opera letteraria si trovano profonde riflessioni sulla solidarietà femminile, sulle caratteristiche di una società patriarcale, sulla perdita dei diritti e delle relative libertà. Le cinque artiste invitate, diverse per età e formazione, danno una loro visione di questi temi - sempre attuali e purtroppo mai superati - attraverso poetiche personali e registri differenti. (gci)

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