Sette operatori umanitari dell'organizzazione non governativa americana World Central Kitchen sono stati uccisi in un attacco israeliano a Gaza. L'amministratore delegato della WCK, Erin Gore, ha spiegato che la squadra stava viaggiando in una zona dichiarata sicura a bordo di due auto blindate con il logo dell’ong nonché di un terzo veicolo non blindato. “Ho il cuore spezzato e sono sconvolto dal fatto che noi – World Central Kitchen e il mondo – abbiamo perso delle vite meravigliose oggi a causa di un attacco mirato da parte dell’Idf” ha dichiarato Gore. “L’amore che avevano nel nutrire le persone, la determinazione che incarnavano nel dimostrare che l’umanità è al di sopra di ogni cosa, e l’impatto che hanno avuto in innumerevoli vite saranno ricordati e apprezzati per sempre”.
L’attacco è scattato quando i sette avevano lasciato il magazzino di Deir al-Balah, dove avevano scaricato più di 100 tonnellate di aiuti alimentari umanitari portati a Gaza sulla rotta marittima. La Ong con sede negli Stati Uniti precisa in un comunicato stampa che le vittime provenivano “da Australia, Polonia, Regno Unito” e che una di loro aveva nazionalità americana, canadese e palestinese. La tragedia si è verificata nonostante il coordinamento dei movimenti tra l’organizzazione umanitaria con l'IDF i cui vertici hanno annunciato di avere avviato un’indagine sull’accaduto “al più alto livello, per comprenderne le circostanze”. L’esercito ebraico ha inoltre assicurato di aver “lavorato a stretto contatto con la WCK” per la distribuzione degli aiuti alla popolazione della Striscia. In seguito all’accaduto, la Ong ha reso noto di aver sospeso la propria attività nella regione sottolineando in una nota che “Prenderemo presto decisioni sul futuro del nostro lavoro”.
“Il governo israeliano deve porre fine a questo modo di uccidere indiscriminatamente”, ha esortato José Andrès, alto dirigente della WCK. Israele, ha continuato, “deve porre fine alle restrizioni sugli aiuti alimentari, porre fine all’uccisione di civili e di operatori umanitari e smettere di usare il cibo come arma”.
La strage di Deir al-Balah ha suscitato immediate reazioni internazionali. La portavoce del Consiglio di sicurezza della Casa Bianca Adrienne Watson ha affermato che gli Stati Uniti hanno il “cuore spezzato e profondamente turbato” per la tragedia, esortando Israele a “indagare rapidamente su quanto accaduto”. “Siamo profondamente turbati dall'attacco”, ha aggiunto, ribadendo che “gli operatori umanitari devono essere protetti poiché forniscono aiuti disperatamente necessari”.
In un post su X, anche il primo ministro spagnolo, Pedro Sánchez , si è detto “inorridito” dalla morte dei sette membri dello staff della World Central Kitchen, che sarebbero stati uccisi in un attacco aereo israeliano.
“La vostra solidarietà, altruismo e impegno verso coloro che ne hanno più bisogno è motivo di orgoglio. Il governo della Spagna è con voi”, ha scritto Sanchez.
NETANYAHU. Parlando della strage di operatori umanitari avvenuta a Gaza, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ha ammesso che i militari hanno attaccato “involontariamente” i civili assicurando che tali incidenti non si verificheranno in futuro. “Purtroppo – ha detto il premier - si è verificato un tragico incidente in cui le nostre forze hanno colpito involontariamente persone innocenti nella Striscia di Gaza. Questo può accadere in guerra, stiamo indagando sull’accaduto e siamo in contatto con gli altri governi. Faremo di tutto per garantire che ciò non accada più”.
NELLA FOTO (tratta dal profilo X della Ong): Zomi Frankcom, operatrice umanitaria australiana uccisa nell’attacco a Gaza assieme ad altri sei volontari
(2 apr - deg)
(© 9Colonne - citare la fonte)