Roma, 11 lug - "Tutto inizia da un mio viaggio in Israele, compiuto lo scorso dicembre: un viaggio in cui venni invitata a visitare i luoghi del massacro del 7 ottobre". Susanna Donatella Campione, senatrice Fratelli d'Italia, racconta così la genesi del disegno di legge, di cui è prima firmataria, che si propone di riconoscere lo stupro di guerra come crimine universale. La parlamentare, componente della Commissione femminicidio, ha anche presentato una risoluzione sulla violenza contro le donne come arma di guerra, approvata all’unanimità dell’Assemblea parlamentare dell’Osce, di cui fa parte. "Quando le donne israeliane che ho incontrato vennero a sapere che sono un avvocato che si occupa di violenza contro le donne - spiega Campione - mi raccontarono quello che era successo il 7 ottobre, spiegandomi che mentre un tempo nei Paesi in guerra le donne venivano considerate come delle 'prede', adesso attraverso una drammatica evoluzione sono trattate come una vera e propria arma di guerra. Nella tasche dei soldati di Hamas, mi raccontavano, sono state trovate le istruzioni su come violentare le donne, e su come privarle della capacità di riproduzione, e ciò per annientare un popolo. Una cosa terribile, anche solo da dire: la donna è diventata il terreno della guerra. E questo non si sa, nemmeno io lo sapevo. Ma non si può assistere impassibili a uno scempio di questo genere". Così, tornata in Italia, la senatrice promuove in aprile un convegno al quale invita, oltre alle donne israeliane, anche le donne ucraine, "perché sono i due conflitti accesi più vicini a noi. E anche da parte delle donne ucraine sono arrivate conferme in questo senso" ricorda Campione, che confessa: "Talvolta, il legislatore puà agire anche sull'onda dell'emotività e in quel convegno annunciai che avrei presentato un disegno di legge, su cui mi sono messa subito a lavorare tanto che adesso è già incardinato in Commissione Giustizia, anche grazie alla celerità della presidente Bongiorno". Ma, nel concreto, quali effetti avrebbe il provvedimento? "Nel mio ddl - spiega la senatrice - ho strutturato un reato universale, intanto perché non c'è Paese del mondo che non possa riconoscere questa pratica come reato, poi perché non ho previsto solo la punibilità del cittadino italiano che compia questo reato all'estero, ma anche di quello straniero che lo compia all'estero. Ci sganciamo completamente dal principio di territorialità, chi si rende autore di questi crimini ed entra nel territorio italiano può e deve essere perseguito. Ovviamente, ci vuole la collaborazione degli altri Stati, ed è per questo che ho deciso di presentare una risoluzione in sede Osce, per chiamare all'unità in questa battaglia e far sì che chi compie questi crimini non rimanga impunito". Una risoluzione che ha trovato un consenso unanime: "Per poter arrivare sul tavolo della presidenza, il mio testo aveva bisogno di almeno venti firme, ma ne ha avute 48, passando all'unanimità con l'applauso commovente di tutta l'assemblea. Ho accolto gli emendamenti dei colleghi, che considero un segno di interesse: in particolare quello di una collega canadese che ha proposto la costituzione di una rete operativa tra i vari Stati". A breve, l'Italia potrebbe avere un nuovo ed onorevole primato: "Su questi temi ci sono molte convenzioni e trattati, l'ultimo quello di Lubiana, che invita gli Stati ad adottare al proprio interno norme che sanzionino questi crimini, ma nessuno l'ha ancora fatto: l'Italia potrà essere il primo Paese a farlo". Lo scorso 9 luglio, la senatrice insieme a Giulio Terzi, presidente della Commissione Politiche Ue di Palazzo Madama, ha incontrato la vice presidente dell’Ucraina Olena Kondratiuk, a pochi giorni dall'attacco all’ospedale pediatrico di Okhmatdyt: "Mi aveva scritto una bellissima lettera di ringraziamento dopo il convegno di aprile, a dire il vero mi hanno scritto tante donne nel mondo perché sentono davvero che questa cosa le riguardi. Incontrando le persone si imparano tante cose. Ho iniziato questo cammino da Israele e Ucraina, ma farò altre iniziative dedicate ad esempio alle donne del Ruanda che hanno subito delle violenze inaudite, o le afgane. Questo reato - conclude la senatrice ribadendo il suo impegno - deve avere un carattere universale". (PO Roc) ////
(© 9Colonne - citare la fonte)
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