“Sono eccitata all’idea che potremmo avere la prima donna Presidente degli Stati Uniti, anche perché abbiamo sofferto troppo dopo l’elezione di Trump nel 2016. Le donne sono così, sono capaci di fare qualsiasi cosa contro ogni aspettativa, anche se troppo spesso non viene riconosciuto”. Lo afferma in una intervista a La Stampa Sigourney Weaver, che ha ricevuto il Leone alla Carriera alla Mostra del cinema di Venezia. Un premio a una carriera costellata di sbancabotteghini come le saghe di Alien, Ghostbusters ed Avatar. Ed in particolare sul ruolo della astronauta Ripley sottolinea: “Il successo è dovuto al fatto che quel personaggio, nonostante fosse scritto da uomini, non era uno stereotipo femminile, ma una persona reale. Una donna che trovandosi davanti a circostanze estreme fa ciò che ogni donna riesce a fare: essere forte. Il mondo è pieno di eroine che tutti i giorni si occupano della famiglia, tirano su i figli ma non solo: sono anche all’avanguardia nell’occuparsi di grandi battaglie, come quelle contro il cambiamento climatico”. C’è un’attrice del passato che ha preso a modello? “Sono fortunata di avere avuto una carriera così lunga, e ho cercato di prendere a modello le attrici soprattutto dei film degli anni ‘30 e ‘40 che amavo, come Bette Davis. Un’altra grandissima fonte di ispirazione per me è stata Ingrid Bergman, che ho accompagnato come assistente del direttore di scena in un lunghissimo tour teatrale per una pièce di Somerset Maugham. Era gentilissima e da lei ho imparato cosa vuol dire essere professionali: ricordo che si ruppe una caviglia e recitò per sei mesi in sedia a rotelle”. E aggiunge: “Mia figlia si è sposata da poco e il primo film che abbiamo guardato tutti insieme dopo il matrimonio è stato Divorzio all’italiana. Ammetto che è una scelta bizzarra, ma mi ha fatto ricordare l’incredibile qualità dei film italiani di quell’epoca irripetibile. Mi sono innamorata del cinema attraverso i film di Fellini, Antonioni, De Sica e molti altri che ti portavano in un mondo meraviglioso, e per questo ricevere il Leone d’oro alla carriera mi fa sentire orgogliosa di essere in qualche modo inserita nella tradizione dei grandi registi e attori italiani. L’Italia e il vostro cinema mi piace così tanto che avrei voluto una clausola nel ricevere il premio che mi offriva l’opportunità di girare anche un film nel vostro Paese. Ai registi italiani vorrei dire che sono disponibile: chiamatemi”. (29 ago - red)
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