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SHARON, CONFESSA
IL PRESUNTO OMICIDA

SHARON, CONFESSA <br> IL PRESUNTO OMICIDA

Sharon Verzeni, la 33enne uccisa a coltellate la notte del 29 luglio a Terno d'Isola nella bergamasca, ha avuto la sfortuna di "trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato": sarebbe infatti stata aggredita per un raptus improvviso da Moussa Sangare, il 31enne di nazionalità italiana fermato nella notte dai carabinieri per l'omicidio della donna. "Non so spiegare perché sia successo, l'ho vista e l'ho uccisa" ha confessato l'uomo, nato a Milano da una famiglia di origine africana. Moussa Sangare viveva da solo a Suisio, paese distante appena cinque chilometri da Terno d'Isola. Disoccupato, Sangare non conosceva la vittima. "E' stato ripreso dai sistemi di video sorveglianza del comune di Terno d’Isola mentre si trovava a bordo di una bicicletta e si allontanava velocemente dalla scena del crimine dell’omicidio di Sharon Verzeni - si legge nella nota diffusa dai carabinieri - Le ininterrotte investigazioni successive permettevano di raccogliere, a carico del soggetto sopraccitato, ritenuto il presunto autore dell’omicidio in argomento, gravi indizi di colpevolezza, elementi probatori del pericolo di reiterazione del reato, di occultamento delle prove, nonché del pericolo di fuga, che determinavano la decisione del Pubblico ministero di disporre un decreto di fermo di indiziato di delitto".  "È uscito di casa con 4 coltelli e quindi gli è stata contestata la premeditazione: l'obiettivo era evidente, voleva colpire qualcuno" come spiega in conferenza stampa Maria Cristina Rota, procuratore aggiunto a Bergamo.  "Nessun movente religioso, di odio razziale o terrorismo, non apparteneva a nessun movimento religioso, il movente sostanzialmente non c'è, la vittima poteva essere la signora Verzeni o uno di noi che transitava lì per caso" spiega il magistrato, che torna sulla confessione di Sangare: "Sentiva di dover compiere questo gesto, sentiva l'impulso di accoltellare qualcuno. Alla fine ha detto di essere dispiaciuto per quello che aveva compiuto". "All'identificazione del fermato hanno collaborato due cittadini stranieri che si trovavano su luogo" ha spiegato il procuratore, riferendo che il presunto omicida aveva "delle denunce per maltrattamenti ai danni della madre e della sorella". Maria Cristina Rota rivolge poi un appello a presentarsi a due ragazzini di 15-16 anni, minacciati da Moussa Sangare, come da lui stesso dichiarato, prima di scegliere a caso come vittima la signora Verzeni. (l caso di cronaca, presto , si trasforma in un caso politico."Fermato Moussa Sangare, origini nordafricane e cittadinanza italiana, sospettato di aver assassinato la povera Sharon. Spero venga fatta chiarezza il prima possibile e, in caso di colpevolezza, pena esemplare, senza sconti. Complimenti ai Carabinieri!" scrive sui social il leader della Lega Matteo Salvini.  "Oh, abbiamo i giornali che per una volta ci dicono la nazionalità di un criminale. E' italiano. Si chiama Moussa Sangare" scrive, invece, su X il senatore della Lega Claudio Borghi.  "Ovviamente Matteo Salvini ha già sentenziato la colpevolezza di Moussa Sangare, chiedendo pena esemplare, cioè potenziata? Ciò che è orribile nel suo post è il tentativo di accreditare una origine etnica del femminicidio: questo è inaccettabile perché nega totalmente e colpevolmente la trasversalità di un fenomeno che non riguarda classi sociali, colore della pelle, confini statali e che la maggior parte delle volte nasce dentro i nuclei familiari. Troppo spesso il maschio killer è marito, compagno, partner" afferma Luana Zanella, capogruppo di AVS alla Camera replicando alle frasi scritte sui social dal vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini. (Roc)

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