Tutto da rifare. Il processo “Ambiente Svenduto”, che il 31 maggio 20211 aveva portato a 26 condanne relativamente ai presunti disastri ambientali causati dall’ex Ilva durante la gestione della famiglia Riva all'ex Ilva di Taranto, è stato annullato dalla Corte d'Assise d’appello di Lecce. La decisione di annullare la sentenza di primo grado è stata presa in seguito alla richiesta dei difensori di spostare il procedimento a Potenza, poiché i giudici tarantini, togati e popolari, che avevano emesso la sentenza di primo grado, sarebbero da considerare “parti offese” del disastro ambientale. In primo grado, il processo aveva portato a 26 condanne nei confronti di dirigenti della fabbrica, manager e politici, per un totale di circa 270 anni di carcere. Tra i condannati figuravano anche i fratelli Fabio e Nicola Riva, ex proprietari e amministratori dell’Ilva, rispettivamente condannati a 22 e 20 anni di reclusione, e anche l’ex presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, condannato a tre anni e sei mesi per concussione aggravata in concorso. La sentenza di primo grado aveva inoltre stabilito la confisca degli impianti dell’area a caldo e la confisca per equivalente dell’illecito profitto nei confronti delle tre società coinvolte: Ilva spa, Riva Fire e Riva Forni Elettrici, per una somma di 2,1 miliardi di euro. Tra le altre condanne più significative, quelle a 21 anni e 6 mesi di reclusione per l’ex responsabile delle relazioni istituzionali di Ilva, Girolamo Archinà, e a 21 anni per l’ex direttore dello stabilimento di Taranto Luigi Capogrosso. Condannato a 2 anni anche l’ex direttore generale dell’Agenzia per l’ambiente (Arpa) della Puglia, Giorgio Assennato, accusato di favoreggiamento nei confronti di Vendola, il quale aveva rinunciato spontaneamente alla prescrizione.
La decisione di annullare la sentenza e trasferire il procedimento a Potenza comporta che il processo dovrà ripartire da zero. La notizia ha già solleva preoccupazioni riguardo al rischio di prescrizione dei reati, che potrebbe compromettere l’esito finale del procedimento: "È con profonda delusione che abbiamo assistito all’esito dell’udienza di oggi. Lo spostamento del processo d’appello ‘Ambiente Svenduto’ a Potenza ha conseguenze gravissime per l’intera comunità tarantina – spiegano Alessandro Marescotti e Fulvia Gravame, rispettivamente presidente e responsabile per il nodo di Taranto di Peacelink, il network di associazioni ambientaliste che sin dall'inizio ha seguito da vicino la vicenda dell'acciaieria - Lo spettro dell’impunità incombe sul processo ‘Ambiente Svenduto’. Ricordiamo che i Pubblici Ministeri, nel corso delle udienze, si sono espressi in modo chiaro e deciso contro il trasferimento del processo, sottolineando l'infondatezza delle eccezioni delle difese degli imputati. La lotta contro l'inquinamento dell'Ilva prosegue comunque. Continueremo a garantire la nostra presenza in tutte le iniziative utili a proteggere la popolazione. Saremo sempre dalla parte delle vittime in quella che l'Onu ha definito Zona di Sacrificio".
(Sis)
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