Sul sito della Farnesina è stato pubblicato oggi il testo dell’intervista al ministro degli Esteri Antonio Tajani realizzata sabato scorso a Firenze, nel corso della Festa dell’ottimismo del Foglio nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio. Nel corso dell’intervista, il titolare del dicastero degli Esteri ha sottolineato tra l’altro che “Noi siamo amici dell’Ucraina, la sosteniamo dal punto di vista politico, dal punto di vista finanziario, dal punto di vista economico, dal punto di vista militare. Detto questo non è che noi vogliamo la guerra a oltranza. Noi lavoriamo per costruire una pace che sia una pace giusta. Ma essere per la pace, la pace giusta, cioè che garantisca l’indipendenza e l’integrità dell’Ucraina, non significa che non continueremo ad aiutare l’Ucraina. L’abbiamo fatto. Il Parlamento sta per approvare un ulteriore finanziamento per la ricostruzione della rete idrogeologica ucraina in attesa dell’inverno, perché la Russia non può piegare l’Ucraina con il generale inverno. La nostra posizione è sempre stata la stessa. Noi siamo coerenti. Parlare di pace non significa cambiare posizione. Tutti quanti vogliamo la pace. Sarebbe illogico non farlo. Dobbiamo sempre lasciare aperti gli spazi della diplomazia. Non siamo dei guerrafondai. Vogliamo che la guerra si concluda sia in Ucraina sia in medio oriente, cioè che ci sia un cessate il fuoco in Libano e che ci sia un cessate il fuoco a Gaza per dar vita a uno stato palestinese che riconosca Israele e sia riconosciuto da Israele. Non abbiamo mai cambiato posizione. Siamo sempre stati fermi su quello che abbiamo detto all’inizio della vicenda e continueremo a dire sempre la stessa cosa. Siamo molto coerenti. Ma parlare per la pace, a favore della pace, non vuol dire chiedere la resa dell’Ucraina. È una cosa ben diversa. La posizione dei Brics non è la nostra. Noi abbiamo la posizione del G7. La posizione dell’Unione europea non è la posizione dei Brics. Che poi si debba fare una conferenza di pace con la presenza della Cina e della Russia mi sembra una cosa di buon senso perché la Cina è il paese che più di ogni altro può convincere la Russia a venire a più miti consigli. Se anche la Cina vuole che ci sia una stabilità, è suo interesse anche visto che l’espansionismo cinese non è legato ad aspetti militari ma è legato soprattutto ad aspetti commerciali. Poi c’è la questione Iran che è un’altra cosa. L’Iran è stato fortemente condannato da noi perché fornisce armi alla Federazione russa. C’è stato un pronunciamento durissimo del G7. Noi l’abbiamo condannato, come abbiamo condannato l’attacco a Israele. Ma parlare di pace non significa essere arrendevoli né schierarsi dalla parte diversa da quella da cui ci siamo sempre schierati. Noi rimaniamo dove siamo. Con grande coerenza da parte di tutti, da parte del presidente del Consiglio, da parte mia, da parte del ministro della Difesa, da parte di tutto il governo”. (16 ott - deg)
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