L’annunciato via libera all’uso delle armi americane a lungo raggio per colpire obiettivi militari in territorio russo non sembra intimorire più di tanto Mosca. L’addetto stampa del Cremlino, Dmitry Peskov, ha comunque ribadito che la Russia considererà responsabili di un eventuale utilizzo di tali mezzi bellici oltre agli ucraini anche le nazioni di provenienza di tali ordigni. Per quanto riguarda una, per ora ipotetica, soluzione diplomatica al conflitto, sempre oggi ha affermato che il congelamento della linea del fronte, che diversi analisti presuppongono debba essere la condizione per l'inizio dei negoziati di pace, “non è adatto” alla volontà del Cremlino. “L'opzione del congelamento lungo la linea di combattimento è a priori inaccettabile per la parte russa”, ha affermato Peskov secondo il quale la Russia insisterà per il rispetto delle condizioni formulate a più riprese da Putin e considerate da Kiev alla stregua di una resa incondizionata, e pertanto inaccettabili. Tra le richieste del presidente russo, figurano in particolare la cessione delle quattro regioni parzialmente conquistate nonché il no all’adesione alla Nato.
La puntualizzazione di Peskov è giunta il giorno dopo la diffusione della notizia che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan avrebbe intenzione di sottoporre un proprio “piano di pace” al G20 di Rio. Tale documento prevederebbe proprio il congelamento del fronte nonché la richiesta a Zelensky di rinviare di almeno 10 anni la discussione sulla questione dell'adesione alla Nato. La proposta prevederebbe anche la creazione di una zona smilitarizzata nell’est del Donbass, dove la Russia occupa i territori dal 2014. Da quanto si è appreso, Erdogan dovrebbe inoltre proporre lo schieramento di “truppe internazionali” in un’area cuscinetto nonché la fornitura di armi all'Ucraina come “compensazione per aver accettato di non aderire alla NATO”. (18 NOV - deg)
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