Il rallentamento dell’economia italiana, nei primi nove mesi dell’anno, trova riscontro in una complessiva “perdita di fatturato” di aziende e professionisti pari a 32 miliardi di euro, una riduzione dell’1,3% rispetto allo stesso periodo del 2023. Da gennaio a settembre, gli incassi di imprese e partite Iva sono scesi da un totale di 2.430 miliardi a 2.398 miliardi. Su base territoriale, crolla la Liguria, con un calo del 18,5%, e restano in territorio negativo anche il Lazio (-3,2%) dove, con una emorragia di oltre 12 miliardi si è registrata la perdita più ampia in valore assoluto. Negativa la situazione anche per Lombardia (-0,8%) che resta comunque la regione col fatturato più alto nel Paese (724 miliardi), Piemonte (-2,91%) ed Emilia-Romagna (-1,44%). Quanto ai comprati, fatica il mattone, complici i tassi alti sui mutui che frenano le compravendite di abitazioni: meno 3,82% le costruzioni e meno 2,94% l’immobiliare. Male anche la manifattura (-3,21%), dove si avverte l’onda lunga del crollo della produzione industriale in Germania. Resiste il turismo: più 6,10% hotel e ristoranti E più 7,68% noleggi e agenzie. Sono i dati principali del termometro dell’economia realizzato dal Centro studi di Unimpresa sulla base della fatturazione elettronica nei primi nove mesi del 2024: ne emerge a un quadro di luci e ombre per l’economia italiana, con il totale complessivo degli incassi che si attesta a 2.398 miliardi, in contrazione dell’1,3% rispetto ai 2.430 miliardi del 2023: bruciati, da gennaio a settembre, 32 miliardi. I dati mostrano tendenze negative rilevanti, in particolare nei settori strategici e in alcune regioni chiave. (red - deg )
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