Non si attenuano le sofferenze nella Striscia di Gaza dove, secondo gli ultimi dati resi noti dall’Unrwa, 65mila persone sarebbero assediate nel quadrante settentrionale senza accesso né al cibo né all’acqua potabile. L'agenzia delle Nazioni Unite stima che tra le 100mila e le 130mila persone siano fuggite dal nord della Striscia dall'inizio dell'operazione militare nell’area che, secondo l'esercito israeliano, mira a impedire al movimento di Hamas di ricostituire le sue forze in tale settore. Come se non bastasse, in un rapporto pubblicato ieri il Consiglio danese per i rifugiati (DRC), ong molto presente a Gaza, afferma che gli ordigni esplosivi utilizzati in un’area densamente popolata come la Striscia continueranno a mettere a rischio i civili anche quando ritornerà la pace. L'ONG danese stima, dopo un'indagine durata diverse settimane, che migliaia di ordigni, esplosi o meno, siano presenti in molte zone abitate del territorio palestinese. Secondo il rapporto, il 70% dei cittadini evacuati starebbero tornando nelle aree in cui hanno avuto luogo i combattimenti e dove rischiano di essere esposti a queste armi esplosive, che possono essere residui di bombe o missili inesplosi. (26 NOV - DEG)
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