Il cessate il fuoco scattato alle quattro del mattino in Libano era stato annunciato nella serata di ieri in un discorso alla nazione dal premier israeliano Benjamin Netanyahu. “La durata del cessate il fuoco – ha detto il capo del governo – dipenderà da ciò che accadrà in Libano”. “In pieno accordo con gli Stati Uniti, manterremo la completa libertà di azione militare”, ha aggiunto, avvertendo che Israele “risponderà con la forza a qualsiasi violazione” dell’accordo da parte di Hezbollah. “Se Hezbollah violerà l’accordo e cercherà di riarmarsi attaccheremo. Se cercherà di ricostruire l'infrastruttura terroristica vicino al confine, attaccheremo. Se lancerà un razzo, se scaverà un tunnel, se muoverà un camion con missili, attaccheremo. Ad ogni violazione risponderemo con la forza”, ha promesso Netanyahu. Secondo il premier israeliano, “Un buon accordo è quello che viene fatto rispettare, e noi lo faremo rispettare.” Netanyahu si è quindi scagliato contro i numerosi critici interni secondo i quali Israele non sarà in grado di ricominciare a combattere dopo un cessate il fuoco, dicendo che hanno detto la stessa cosa prima dell'accordo di ostaggi per cessate il fuoco di una settimana a Gaza l'anno scorso. “Dopo tutto questo, forse è il momento di iniziare ad avere fiducia. Ad avere fiducia nella nostra determinazione, nella nostra strategia, nella nostra dedizione alla vittoria”. Netanyahu ha spiegato che ci sono tre ragioni per varare un cessate il fuoco in questo momento. “La prima – ha detto - è per concentrarsi sulla minaccia iraniana”, mentre la seconda è quella di consentire alle truppe di riposare e di rifornire le scorte di armi. “Ci sono stati ritardi, e grandi ritardi, nelle spedizioni di armi”, ha affermato il premier, senza menzionare l'amministrazione Biden. “E quel ritardo verrà presto annullato”, ha aggiunto, con un chiaro riferimento al ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Infine, un terzo motivo per accettare la tregua, a detta di Netanyahu sarebbe quello di separare i fronti del nord e del sud e isolare Hamas. “Con Hezbollah fuori dai giochi, Hamas è lasciata sola nella campagna”, dice, e sarà sottoposta a una pressione maggiore. E, ha chiosato il premier, “Ciò aiuterà nella sacra missione di liberare i nostri ostaggi”. (27 NOV / DEG)
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