L'opposizione fa sentire la sua voce, dentro e fuori dalla Camera. Mentre stamattina, nell'aula, i deputati di minoranza hanno duramente contestato l'assenza del governo durante la discussione generale sulla manovra, fuori da Montecitorio i parlamentari di Pd, M5S e Avs hanno organizzato un flash mob per depositare le 120mila firme raccolte per la proposta di legge di iniziativa popolare sul salario minimo di 9 euro l'ora. “Abbiamo fatto una raccolta di firme assieme alla società civile, ovviamente, per riportare in Aula una proposta di iniziativa popolare sul salario minimo. Abbiamo dei dati sulla parte online della raccolta firme cartacee che ci fanno vedere che i giovani, in larghissima parte, hanno firmato e aderito a questa proposta: non è solo perché sono più tecnologici, perché gli altri magari hanno più firmato il cartaceo, ma è anche perché il problema salariale nel nostro paese è soprattutto dei giovani che vengono assunti con contratti precari anche se hanno degli alti titoli di studio” afferma Maria Cecilia Guerra, responsabile Lavoro del Partito democratico. “In Italia, 4 milioni di lavoratrici e lavoratori sono poveri e non arrivano a fine mese, la produzione industriale cala da 21 mesi consecutivi e questo Governo non fa nulla. Oggi, con il deposito delle firme per la pdl di iniziativa popolare per l’introduzione del salario minimo, rilanciamo una battaglia di civiltà mentre nella legge di Bilancio la maggioranza propone di aumentare gli stipendi dei ministri. Una vera vergogna. Giorgia Meloni si svegli: salario minimo subito” sottolinea la capogruppo del M5S in commissione Lavoro alla Camera, Valentina Barzotti. La battaglia per il salario minimo che vede le opposizioni unite, continua, “è iniziata ormai da parecchi mesi, direi anni, ed è sempre più forte e soprattutto sostenuta a livello popolare in modo massiccio” così Luana Zanella, capogruppo di Avs alla Camera. “Quando abbiamo raccolto le firme, insieme ai sindacati, alle associazioni, a tanti volontari e volontarie ci siamo resi conto che è molto sentito questo tema. Non soltanto perché i salari minimi sono il minimo vitale per uno Stato di diritto e una civiltà del lavoro, ma anche perché i salari che dovrebbero essere un po’ sopra il minimo al presente sono comunque talmente bassi che si spera che alzando i minimi” si crei un meccanismo a catena per cui “anche gli altri vadano ad essere sufficienti quantomeno per mantenere la famiglia e garantire un futuro ai tanti giovani e precari e alle donne che sappiamo soffrono ancora del gap salariale”. La maggioranza, però, resta sulle sue posizioni: "Il tema non è scegliere tra salario minimo e contratti collettivi, il tema è partire con i controlli, fare una normativa ad hoc per andare a togliere quei contratti che non rendono retribuzioni eque ai lavoratori" così la deputata della Lega e vicepresidente della commissione Lavoro, Tiziana Nisini, a Restart su Rai 3. La parlamentare del Carroccio aggiunge: "Il problema dell'Italia è che ci sono i contratti pirata. Nel settore dei pubblici esercizi sono depositati 31 o 32 contratti, tra un contratto e l'altro ci sono 7000 euro di differenza l'anno". (PO / Sis / Roc)
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