Come leggere la decisione del ministro Nordio, che ha liberato l’ingegnere iraniano Mohammad Abedini Najafabadi, in chiave diplomatica anche in relazione ai tempi d’azione? “Credo non avrebbe avuto utilità attendere”. Risponde alla domanda del La Nazione l’Ambasciatore Giovanni Castellaneta. “Lo studio delle carte – aggiunge - ha portato a giungere a quelle conclusioni. Il reato non era perseguibile, dunque è stato giusto procedere con l’istanza per la revoca degli arresti. Comunque, in questi casi il governo può decidere in virtù della ragione di Stato. Dunque, la vicenda si sarebbe conclusa esattamente nei termini in cui si è conclusa nelle scorse ore, non avrebbe avuto senso attendere”. Lei è stato ambasciatore italiano in Iran tra 1992 e 1995. La vicenda avrà ripercussioni sul ruolo internazionale del Paese? “L’attenzione nei confronti dell’Iran era già alta. In particolare era in corso il negoziato sul nucleare, che vede in prima linea gli Stati Uniti, per evitare che l’Iran passasse alla fase di arricchimento dell’uranio per la fabbricazione dell’ordigno nucleare. Come Italia credo sia giusto continuare a sostenere un negoziato con gli iraniani per scongiurare il rischio nucleare. Sarebbe un fatto grave in sé e che alimenterebbe una corsa generale agli armamenti, dalla Turchia all’Arabia Saudita per citare alcuni casi”. (14 GEN - deg)
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