Sugli ultimi sviluppi della crisi mediorientale, con il raggiungimento dell’accordo a Gaza, il Resto del Carlino si confronta con Valeria Talbot, direttrice del desk del Medioriente e del Nord Africa dell’Ispi, la quale parla di “cauto ottimismo” per la fine del conflitto e il futuro della regione. Si è finalmente riusciti a raggiungere in sostanza una tregua. Quanto potrà reggere? “Conosciamo la regione, conosciamo la situazione, sappiamo che ci può essere dall’una o dall’altra parte un passo che può far venir meno tutto quello che stiamo dicendo. Ad ora prevale un cauto ottimismo”. Qual è stato il game changer che ha reso possibile questo risultato? “Sicuramente a smuovere la situazione ci sono state le pressioni congiunte dell’amministrazione Usa uscente e di quella entrante. Trump, prima ancora di entrare alla Casa Bianca, ha mandato il suo inviato speciale per il Medio Oriente nella regione diverse volte. Era chiaro che il presidente volesse una tregua prima del suo insediamento il 20 gennaio e questa è stata una leva importante. Si tratta di un’amministrazione che avrà a che fare con il Medio Oriente per i prossimi quattro anni. Ma lo stesso discorso vale anche per il premier israeliano, Netanyahu”. Sul ruolo dell’Iran, Talbot rileva che “Da quando è stato eletto, Pezeshkian ha avuto un atteggiamento di apertura e dialogo. Va ricordato che fa parte dell’ala riformista nel Paese e nel suo discorso di insediamento ha parlato chiaramente della volontà di dialogare con l’Occidente”. (15 GEN - deg)
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