Una volta raggiunto l’accordo tra Israele e Hamas, superata anche la prima fase del rilascio tra ostaggi israeliani e detenuti palestinesi, chi dovrebbe governare Gaza? “Non Hamas”, è la risposta priva di sfumature alla domanda postagli dal Corriere della Sera di Gideon Sa’ar, ministro degli Esteri di Israele. A governare Gaza potrebbe essere l’Autorità nazionale palestinese? “Non dobbiamo dettarlo noi. Abbiamo solo due condizioni: che quanti gestiranno la Striscia di Gaza non siano coinvolti in terrorismo e suoi incoraggiamenti né incitino contro Israele e gli ebrei”. C’è chi dirà: dopo le migliaia di morti palestinesi che ci sono stati a Gaza non sarà facile trovare qualcuno estraneo a un approccio del genere. “Forse lei ha ragione. Ma era facile prima? Abbiamo cominciato noi l’attacco del 7 ottobre? Si puntava a eliminare Israele e per fortuna gli attacchi sui vari fronti non sono stati simultanei. La guerra di Gaza poteva finire tanto tempo fa. Abbiamo ancora lì 98 cittadini che sono stati rapiti mentre per lo più si trovavano a letto, in casa. Hanno rifiutato di rilasciarli. Se Hamas restasse al potere i tentativi di assassinare israeliani ed eliminare lo Stato d’Israele continuerebbero. È anche interesse palestinese che Hamas non regga Gaza in futuro. Si guardi al modo codardo nel quale conducono la guerra”. Quali sono stati gli ostacoli principali sulla via dell’accordo con Hamas? “Parlando in generale, perché non mi esprimo su contenuti del negoziato per non danneggiarlo, discussioni su quanti terroristi rilasciare per ogni ostaggio. Poi la presenza delle nostre forze armate nella Striscia durante l’applicazione dell’accordo che sarà graduale”.
LA SITUAZIONE. Nessuna dichiarazione ufficiale sul raggiungimento di un accordo per il cessate il fuoco a Gaza anche se per tutta la giornata di ieri sono proseguiti i contatti, a quanto pare proficui, tra Israele e Hamas per mettere fine agli scontri e giungere a uno scambio di ostaggi; i funzionari di entrambe le parti e dei paesi mediatori hanno stimato che un accordo per porre fine alla guerra durata 15 mesi sia stato quasi finalizzato, con numerosi organi di informazione che hanno riportato i dettagli del suo contenuto. Il mediatore chiave Qatar ha dichiarato di aver presentato lunedì a entrambe le parti una bozza "definitiva" dell'accordo e che le parti sono "al punto più vicino" ma raggiunto finora al raggiungimento di un’intesa. pur invitando a evitare “reazioni entusiastiche” “finché non ci sarà un annuncio ufficiale”.
Il notiziario israeliano Channel 12 ha riferito lo stesso giorno che Gerusalemme lo considerava ampiamente accettabile e alti funzionari israeliani hanno affermato di essere in attesa della reazione di Hamas che però si è limitata a rendere noto che i negoziati in corso hanno raggiunto la loro “fase finale” che ha anche previsto un giro di consultazioni con altre fazioni palestinesi che sono state informate dei “progressi compiuti”. Va infatti ricordato che alcuni degli ostaggi sono trattenuti da altre milizie attive a Gaza, come la Jihad islamica palestinese, che ieri sera ha annunciato di aver inviato una delegazione a Doha per partecipare ai colloqui sui dettagli finali dell'accordo.
Ieri sera, il quotidiano saudita Al-Hadath ha riferito che Hamas aveva iniziato a dividere gli ostaggi in gruppi, in vista del loro previsto rilascio. Al momento, però, non c’è alcuna data precisa per l’annuncio di un accordo. La cosa più probabile è che tale annuncio venga fatto prima dell'insediamento del 20 gennaio del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, il cui inviato per il Medio Oriente si è unito ai negoziati. Sarebbe stato proprio quest’ultimo, Steve Witkoff, a convincere Benjamin Netanyahu ad accettare compromessi chiave necessari per un’intesa. Va detto però che questa mattina Il ministro delle Finanze israeliano, Bezalel Smotrich, ha dichiarato di essere ancora indeciso se sostenere o meno l'imminente accordo di cessate il fuoco con Hamas.
Dopo numerose consultazioni, tra cui quella con il primo ministro Netanyahu, il leader dell'estrema destra ha rilasciato una dichiarazione video in cui afferma che "siamo in un momento cruciale e fatidico per la sicurezza, il futuro e l'esistenza dello Stato di Israele". Smotrich non indica come intenda votare, affermando che la sua unica priorità è "come raggiungere pienamente gli obiettivi della guerra, la vittoria totale, la completa distruzione militare e civile di Hamas e il ritorno degli ostaggi a casa". "Non resterò in silenzio né mi fermerò finché non raggiungeremo questi obiettivi", afferma. Smotrich si era già opposto in passato a proposte simili. Ieri, il leader dell'estrema destra Itamar Ben Gvir avena invitato Smotrich a unirsi a lui nel respingere l'accordo e a dimettere il governo se questo dovesse andare in porto.
Tornando al possibile cessate il fuoco, si ritiene che Hamas e altre fazioni terroristiche di Gaza tengano in ostaggio 98 persone, tra cui i corpi di almeno 36 persone la cui morte è stata confermata da Israele. L'accordo in tre fasi, basato su un quadro definito dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden e approvato dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, inizierebbe con il rilascio graduale di 33 ostaggi nell'arco di un periodo di sei settimane, tra cui donne, bambini, adulti di età superiore ai 50 anni e civili gravemente malati e feriti. In cambio, Israele rilascerebbe centinaia di prigionieri di sicurezza palestinesi. La BBC ha stimato il numero a 1.000 prigionieri, tra cui circa 190 terroristi che hanno scontato condanne di 15 anni o più.
(15 GEN - deg)
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