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REZZA: CINA FAVORITA
SE USA ESCE DA OMS

REZZA: CINA FAVORITA <BR> SE USA ESCE DA OMS

“L'uscita degli Stati Uniti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) rappresenterebbe un duro colpo per la salute globale. A pagarne le conseguenze sarebbero sia i Paesi più poveri, bisognosi di aiuto, che i paesi industrializzati, a causa dell'inevitabile indebolimento nell'identificazione e nel controllo di agenti patogeni emergenti che potrebbero dare luogo a nuove pandemie”. Lo afferma Giovanni Rezza, professore di Igiene e Sanità Pubblica presso l'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano ed ex direttore generale della Prevenzione sanitaria presso il ministero della Salute, in una intervista a La Stampa. “Non è escluso che questa mossa faccia parte di una strategia che punta ad aumentare, del tutto legittimamente, il peso che gli Stati Uniti hanno all'interno dell'Oms. Spero quindi si tratti di una sorta di braccio di ferro, ed è ragionevole che un Paese donatore pretenda di aver voce in capitolo. Ma allo stesso tempo non escludo che gli Usa siano per davvero arrivati a un punto di non ritorno. Certamente le conseguenze per l'Oms e per i Paesi che ne fanno parte saranno ben evidenti. Non dimentichiamoci che gli Stati Uniti rappresentano il principale finanziatore dell'Oms e questo vorrà pur dire qualcosa. L'indebolimento dell'Oms colpirebbe in primis i Paesi più deboli, in cui i sistemi di ricerca e sanitari sono particolarmente sostenuti proprio dall'organizzazione”, “la questione economica ha il suo peso, ma non si tratta solo di soldi. Se i piani di Trump dovessero concretizzarsi a quel punto il principale investitore dell'Oms diventerebbe probabilmente la Cina. Questo significa che l'Oms non dovrà solo fronteggiare una sostanziale riduzione dei fondi, ma anche che un Paese come la Cina acquisisca un maggior peso. E la Cina, che pure sta profondamente cambiando e migliorando le sue performance, è stata però in passato molto criticata dagli americani per la scarsa trasparenza di alcune sue operazioni”. E, pur concordando sul fatto che sia necessario una riforma dell'Oms, sottolinea che “un depotenziamento dell'Oms non gioverebbe né alla prevenzione e né alla gestione di una pandemia”. (24 gen - red)

 

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