Nuovo capitolo nell’avvicinamento a una “guerra” commerciale mondiale che potrebbe venire scatenata dalle azioni del presidente americano Donald Trump. Dopo aver imposto dazi doganali aggiuntivi del 10% sui prodotti cinesi e poi del 25% su alluminio e acciaio, l’inquilino della Casa Bianca ha compiuto un ulteriore passo avanti nell’escalation annunciando ieri dallo studio ovale l'applicazione di "dazi doganali reciproci" su tutte le merci importate. “Se ci impongono una tariffa o una tassa, noi imponiamo loro esattamente lo stesso livello di tariffa o tassa, è semplice”, ha affermato il presidente repubblicano, aggiungendo: “È giusto per tutti, quindi nessun Paese può lamentarsi”. A sole tre settimane dal suo insediamento, il Tycoon sta dunque erigendo barriere protezionistiche attorno alla principale potenza economica mondiale, mai viste durante il suo precedente mandato. Al momento tali dazi reciproci non sono stati definiti in quanto la prima fase di tale “capitolo” prevede un’indagine delle agenzie specializzate volta ad individuare proprio le “gabelle” da applicare per aumentare le entrate americane.
Howard Lutnick, candidato di Trump a Segretario al Commercio, ha affermato che l'indagine potrebbe essere completata entro il primo aprile. Spetterà poi a Trump decidere, a partire dal 2 aprile, quando promulgare una qualsiasi delle nuove tariffe raccomandate, ha spiegato. Lo stesso Trump ha aggiunto che “nessuno sa a quanto potrebbe ammontare” il numero dei nuovi dazi, “a meno che non si vada per paese", specificando che nel calcolare quale tariffa reciproca imporre ad altre nazioni la sua amministrazione terrà conto anche delle nazioni con imposta sul valore aggiunto, che ha definito “molto più punitiva di una tariffa”. In tal senso, alcuni paesi dell'Unione Europea come l’Italia, la Germania e l’Irlanda, tra i maggiori partner commerciali degli Stati Uniti, vedono prospettarsi un futuro di tariffe più elevate su una grande varietà di prodotti.
“Gli Stati Uniti sono una delle economie più aperte al mondo, eppure i nostri partner commerciali tengono i loro mercati chiusi alle nostre esportazioni”, si legge in una nota di presentazione del piano redatta dalla Casa Bianca. “Questa mancanza di reciprocità è ingiusta e contribuisce al nostro ampio e persistente deficit commerciale annuale”.
L'annuncio del varo dei dazi reciproci è stato fatto nell’imminenza dell’incontro tra Trump e il primo ministro indiano Narendra Modi. Dopo aver firmato il promemoria relativo a questo nuovo gradino dell’escalation del confronto commerciale a livello globale che ha rappresentato una delle sue principali promesse durante la campagna elettorale, Trump ha puntato il dito proprio contro l'India, accusandola di applicare “tariffe più elevate di qualsiasi altro Paese. Ricordo – ha quindi aggiunto - quando la Harley Davidson non poteva vendere le sue motociclette in India a causa del fatto che i dazi erano troppo alti”. La decisione di Trump viola sfacciatamente le norme dell'Organizzazione mondiale del commercio (WTO), secondo le quali i paesi in via di sviluppo beneficiano di aliquote differenziate. Appare infatti evidente che i dazi potrebbero colpire in modo particolarmente duro i paesi in via di sviluppo, in particolare India, Brasile, Vietnam e altri paesi del Sud-Est asiatico e dell'Africa, dato che questi ultimi presentano alcune delle più ampie differenze nelle aliquote tariffarie applicate alle merci statunitensi importate nei loro paesi rispetto a quelle applicate dagli Stati Uniti.
(14 feb - deg)
(© 9Colonne - citare la fonte)