“Dobbiamo essere consapevoli della radicalità di ciò che sta accadendo. Nel giro di una telefonata di novanta minuti, la Russia è passata da Stato paria dall’invasione dell’Ucraina a partner accettabile, e addirittura desiderato dalla prima potenza mondiale, gli Stati Uniti. L’Europa è assente. Per Trump gli avversari sono più importanti dei suoi alleati, che disprezza”. Lo afferma l’analista Dominique Moisi, tra i fondatori dell’ Institut francais de relations internationales e autore di numerosi saggi tra cui “Geopolitica delle emozioni”, in una intervista a Repubblica. Il contatto telefonico diretto tra Donald Trump e Vladimir Putin sostiene che è “la cronaca di un disastro annunciato. I punti evidenziati da Trump sono chiari. L’Ucraina deve essere realista, quindi non recupererà i territori che ha perso. E noi occidentali dobbiamo essere realisti diplomaticamente. L’idea che l’Ucraina possa entrare nella Nato, inaccettabile per Mosca, non deve quindi nemmeno far parte della discussione. Si potrebbe dire scherzando che è facile negoziare con Putin: basta dargli ciò che chiede”. L’esclusione dell’Europa dai negoziati è però inedita? “Per la prima volta dal 1941, l’Europa è sola di fronte al proprio destino. Non c’è più l’America pronta a salvarla. In modo simbolico, Trump suggerisce di incontrare Putin non in Europa ma in Arabia Saudita”. Trump riuscirà a imporre la sua pace forzata in Ucraina? “Mi è piaciuta la formula usata qualche giorno fa dal Presidente Sergio Mattarella durante il suo discorso a Marsiglia. Ha parlato del rischio di una ‘vassallizzazione felice’ dell’Europa, alludendo a coloro che sperano in benefici economici dalla vittoria di Trump. Aggiungo che c’è il rischio molto concreto di una vassallizzazione dolorosa. Siamo di fronte a una doppia minaccia. Quella russa, strategica, geopolitica classica. E quella americana, con la tentazione del disprezzo per la democrazia. È in gioco addirittura la sopravvivenza della democrazia liberale classica". (14 feb - red)
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