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direttore Paolo Pagliaro

Nuzzo e Di Biase in ‘Delirio a due’

Teatro
Dai palchi più prestigiosi agli spettacoli di provincia, lo "Speciale teatro" presenta ogni settimana le novità in cartellone in giro per l'Italia. Tra classici della commedia e della tragedia, opere, One man show, cabaret e "prime", le rappresentazioni teatrali vengono anticipate attraverso una descrizione sintetica dello spettacolo, della sua scenografia e dei suoi autori e interpreti, oltre a un piccolo vademecum con le date e gli orari.

Nuzzo e  Di Biase in ‘Delirio a due’

Grande attesa per Corrado Nuzzo e Maria Di Biase che portano in scena “Delirio a due” dal 20 febbraio al 2 marzo  al Teatro Vittoria - Attori & Tecnici di Roma, (Piazza S. Maria Liberatrice 10, Testaccio).“Delirio a due” è un piccolo capolavoro del Teatro dell’Assurdo, un irresistibile scherzo teatrale tipico del miglior Eugène Ionesco, dove la cornice comica e beffarda e il funambolismo verbale fanno comunque trasparire una società che affoga nella tragedia quotidiana e nella sconcertante gratuità dei comportamenti, e dove il linguaggio, invece di essere strumento di comunicazione, è un ostacolo che allontana e divide. Nella commedia domina il paradosso e il grottesco e la perenne, futile, incessante lite tra Lui e Lei, ridicole marionette umane imprigionate nella ragnatela di un ménage familiare annoiato e ripetitivo. Il tema del contendere è sempre e solo un pretesto: la chiocciola e la tartaruga sono o non sono la stessa bestia? Un grimaldello assurdo (ma che i due vivono come fondamentale) che fa da trampolino a un dialogo sempre più serrato, funambolico e bellicoso che presto raggiunge le vette di un nonsense da comica finale, di un tragicomico Helzapoppin domestico. E tutto ciò mentre l’esterno della casa infuria una misteriosa guerra civile che i due, sordi e ciechi alla realtà, quasi non percepiscono, impermeabili alle bombe che esplodono, alle sparatorie che echeggiano nella via, alle stragi, ai muri e ai soffitti che crollano. La potenza comica ed eversiva di Ionesco arriva in questa pièce a risultati geniali e tragicomici, e la naturalezza surreale con la quale l’autore costruisce dialoghi e situazioni di questo cinico gioco al massacro diventa a poco a poco un formidabile strumento di analisi e critica di una società ottusa e urlante, troppo spesso incapace di afferrare il senso di ciò che le accade intorno, addirittura compiaciuta dalla propria grettezza. In scena Corrado Nuzzo e Maria Di Biase prestano a “Delirio a due” la loro naturale bizzarria, il loro talento imprevedibile e mai convenzionale, il loro gusto per il capovolgimento improvviso che disegna una situazione che è la perfetta, amara metafora dell’oggi, dove riso e sorriso evidenziano ancor più la banalità quotidiana, il conformismo, le paure di una società inaridita e patologicamente insoddisfatta di sé. Corrado Nuzzo e Maria Di Biase sono molto amati e conosciuti dal pubblico per la loro attività televisiva, cinematografica e radiofonica particolarmente intense negli ultimi anni, sia in coppia che singolarmente (da Zelig a Lol2 in tv, da Numeri Uni su Radio Due, al cinema con Aldo Giovanni e Giacomo e Ficarra e Picone). Con “Delirio a due” il pubblico sarà curioso di vederli alla prova con il loro primo amore, il teatro, ma in una veste inedita come interpreti di un grande classico del Teatro dell’Assurdo.

 FOTO: Marina Alessi

AL DUSE DI BOLOGNA REGGIANI E VALTORTA IN ‘UNO, NESSUNO E CENTOMILA’

Ironico, grottesco, capace di mettere in crisi la società borghese del primo Novecento. È ‘Uno, nessuno e centomila’, l’ultimo romanzo di Luigi Pirandello che andrà in scena giovedì 20 febbraio (ore 21) al Teatro Duse di Bologna (via Cartoleria 42) nell’adattamento firmato e diretto da Nicasio Anzelmo. Sul palco Primo Reggiani e Francesca Valtorta. Accanto a loro Jane Alexander, Fabrizio Bordignon ed Enrico Ottaviano. Amaro e denso di enigmi, secondo lo stesso autore “sintesi completa di tutto ciò che ho fatto e la sorgente di quello che farò”, il testo narra la storia di Vitangelo Moscarda, forse uno dei personaggi più complessi della produzione pirandelliana. Un giorno, accorgendosi casualmente che il suo naso pende verso destra, Moscarda intraprende un percorso che lo vede dapprima impacciato e prigioniero delle opinioni altrui, poi sempre più consapevole e determinato nel cercare l’autenticità spirituale dell’esistenza, fino all’affrancamento finale da tutte “le rabbie del mondo”. Incontrando una miriade di personaggi, il protagonista cercherà di distruggere le molte immagini che gli altri hanno di lui fino a divenire aria, vento, puro spirito. Un lavoro rivoluzionario, specie per l’epoca in cui fu scritto, che tocca temi estremamente attuali come il rapporto con la natura, con una spiritualità negata dalla società e dalla convenienza, la ricerca spasmodica di sé stessi. Un testo che nella sua modernità sorprende, soprattutto oggi, nell’analisi dell’istituto bancario e dell’impatto che lo stesso ha sul tessuto sociale. (PO red Gil)

A CATANIA “IL VANGELO SECONDO GIUDA” DI GIUSEPPE FAVA 

Sono in pieno svolgimento le prove dello spettacolo “Il Vangelo secondo Giuda” di Giuseppe Fava, nuova produzione del Teatro Stabile di Catania. Un testo inedito, che vede l’adattamento e la regia di Claudio Fava, che andrà in scena alla Sala Futura da giovedì 20 a domenica 23 febbraio. Il cast artistico è formato da David Coco, Maurizio Marchetti, Antonio Alveario, Manuela Ventura, Liborio Natali, Alessandro Romano e Matteo Ciccioli. Il regista Claudio Fava presenta così lo spettacolo: “Tra una settimana tornerà sulle scene, dopo 40 anni, Giuseppe Fava con un testo inedito sul quale, in questi mesi, ho a lungo lavorato per ottenere una riduzione teatrale che ne restituisse intatte l’attualità, la freschezza e la grande capacità di ironia. Ho il privilegio di dirigere una compagnia di attori straordinari e appassionati e, questo spettacolo, credo che possa essere un regalo significativo per questa città”. (red Gil)

A ROMA "NUDA PROPRIETA'" DI E CON MATTEO VACCA

"Nuda Proprietà" è una commedia pungente, romantica e molto divertente. Tra battute, doppi sensi e ritmi serrati, intrecciando comicità e tenerezza in una storia romantica e assolutamente unica nel suo genere, "Nuda Proprietà" è un inno alla riflessione leggera e spontanea dei rapporti umani che molto spesso portano la vita a risvolti imprevedibili e inaspettati. Una commedia brillante che ci farà sicuramente passare una serata all’insegna del buonumore. L’appuntamento con “Nuda Proprietà” di e con Matteo Vacca è dal 18 al 23 febbraio al Teatro Tirso de Molina di Roma - Via Tirso, 89. In scena con Vacca troveremo Maurizio Di Carmine, Claudia Ferri, Eleonora Santini e Martina Zuccarello. 

A ROMA IN SCENA PARIGI DI E CON JACOPO VENEZIANI

Il 19 febbraio va in scena “Parigi” di e con Jacopo Veneziani al Teatro Vittoria - Attori & Tecnici di Roma (Piazza S. Maria Liberatrice 10, Testaccio). Quale alchimia ha fatto sì che – a un certo punto della sua storia – Parigi sia diventata una calamita per intellettuali, scrittori, musicisti e artisti venuti da ogni parte del mondo? È la domanda alla quale intende rispondere Jacopo Veneziani, storico dell’arte e divulgatore, con questo spettacolo che vuole raccontare gli anni in cui la Ville Lumière è stata lo scenario di incontri che hanno segnato l’arte del XX secolo, il luogo “dove bisognava essere per essere liberi” (Gertrude Stein). La narrazione prende avvio a inizio secolo a Parigi, al tempo delle avanguardie. Entreremo negli atelier sgangherati di Montmartre e ci siederemo nelle terrasses dei caffè di Montparnasse per capire come nacquero i colori infuocati di Matisse, le forme scomposte di Picasso, le figure allungate di Modigliani. Ma incontreremo anche poeti e intellettuali del calibro di Max Jacob, Guillaume Apollinaire, Jean Cocteau e straordinarie protagoniste femminili della vita culturale e artistica di quegli anni magici, come Fernande Olivier (modella e amante di Picasso), Jeanne Hébuterne (musa e compagna di Modì, lei stessa pittrice), Gertrude Stein e Kiki de Montparnasse. Questa prima stagione cosmopolita fu interrotta però dalla Prima Guerra Mondiale, che come un colpo di spugna in breve cancellò il mondo al quale tutti loro sentivano ormai di appartenere. Gli artisti e intellettuali francesi vennero arruolati, molti degli stranieri partirono volontari e altri abbandonarono la capitale. Che aria si respirava per le strade di Parigi in quei tragici anni? C’era ancora spazio per l’arte? Lo capiremo intrufolandoci nell’atelier della pittrice russa Marie Vassilieff, uno dei tanti locali clandestini che, nonostante il coprifuoco, rimanevano aperti tutta la notte, nascosti dietro ad anonime porte in viuzze oscurate. Riemergeremo a pace fatta e assisteremo a una cena memorabile presso l’hotel Majestic, dove – per la prima e unica volta – si riunirono intorno allo stesso tavolo Igor Stravinsky, Pablo Picasso, Serge Diaghilev, James Joyce e Marcel Proust. Quel che si dissero i cinque illustri convitati riassume alla perfezione il clima culturale e artistico della Parigi dei ruggenti anni Venti, popolati da principi e duchesse, prostitute d’alto rango e giovani rivoluzionari desiderosi di scuotere il mondo dell’arte. Come faranno poi i surrealisti André Breton, Man Ray, Salvador Dalì, René Magritte e la svizzera Meret Oppenheim, con i quali invece attraverseremo gli stravaganti anni Trenta, fino a un nuovo imprevedibile trauma. Nel 1940, la Parigi libera e spregiudicata – rifugio per chi fuggiva dalla Germania di Hitler – piomba in un incubo: l’occupazione nazista. Come reagì il mondo dell’arte a questa tragica situazione? Lo scopriremo ancora una volta entrando negli atelier degli artisti che scelsero di restare, sbirciando negli uffici dei funzionari dei musei impegnati a documentare i furti di opere compiuti dai tedeschi o sedendoci al Café de Flore, dove Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir davano vita a quell’esistenzialismo di cui Alberto Giacometti catturò l’essenza nelle sue figure gracili e allungate. Il racconto si concluderà negli anni successivi alla Liberazione, quando, nelle cantine di Saint- Germain-des-Près le nuove sonorità della musica jazz lasciarono intuire che, oltreoceano, New York si stava preparando a strappare alla metropoli francese il primato di “capitale mondiale dell’arte”.

 (red)

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