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5 PER MILLE, GABANELLI:
SCIPPO PER NO PROFIT

5 PER MILLE, GABANELLI: <br> SCIPPO PER NO PROFIT

La possibilità per il contribuente di devolvere il 5 per mille dell’Irpef a soggetti che svolgono attività socialmente rilevanti è prevista per la prima volta dalla Legge di bilancio 2006. Alla sua entrata in vigore il 5 per mille viene scelto da 13 milioni di italiani per un valore di 345 milioni di euro. A partire dal 2007 viene introdotto un tetto: se le donazioni del 5 per mille lo superano incassa lo Stato. È fissato di anno in anno con le Leggi di bilancio e puntualmente oggetto di proteste da parte del Terzo settore. Dal 2010 il tetto è di 400 milioni. Poi la legge di bilancio 2015 stabilisce che sarà: tra il 2015 e il 2019 di 500 milioni di euro per ciascun anno; nel 2020 di 510 milioni di euro; nel 2021 di 520 milioni di euro; a partire dal 2022 di 525 milioni di euro com’è ancora oggi. A questo aspetto la rubrica Data Room di Milena Gabanelli e Simona Ravizza sul Corriere della Sera dedica un approfondimento sottolineando che, secondo dati dell’Associazione italiana Fundraiser (Assif) “complessivamente dal 2006 al 2023 lo Stato si è tenuto 483 milioni destinati invece al no profit. Solo nel 2023 (ultimi dati disponibili) hanno scelto il 5 per mille 17 milioni e 249 mila contribuenti (41% dei contribuenti) per un valore di 553 milioni di euro. I fondi che sono tornati allo Stato perché eccedenti il tetto, e considerati dalle associazioni del Terzo settore uno scippo, sono dunque 28 milioni. Adesso nel decreto Milleproroghe da approvare entro fine febbraio ci sono otto emendamenti: sette sono sostanzialmente identici e chiedono che il tetto sia alzato a 553 milioni di euro annui a decorrere dal 2025. Tale cifra corrisponde a 28 milioni in più degli attuali 525 milioni, che è esattamente la cifra che servirebbe per arrivare a coprire quanto gli italiani hanno destinato lo scorso anno con le loro scelte. Tanto incassi, tanto distribuisci. Fratelli d’Italia invece prevede un aumento del tetto del 5 per mille di soli 10 milioni di euro, portando la copertura a 535 milioni di euro a decorrere dal 2025. Al Senato nessuno è stato approvato. Una scelta che denota un’attenzione al portafoglio pubblico, ma poca alla ricerca e che tradisce le scelte che i cittadini fanno con la loro dichiarazione dei redditi. Il provvedimento passa ora alla Camera. Quando ad incassare sono i partiti, invece, le cose prendono subito un’altra piega. Parliamo del 2 per mille. Dal 2014 il governo Letta sostituisce i rimborsi elettorali ai partiti con il 2 per mille (Dpcm 28 maggio 2014 qui, in attuazione del Dl 149/2013, art. 12 qui). Il meccanismo è lo stesso del 5 per mille: 1) valgono solo le scelte esplicitamente effettuate dai contribuenti con la dichiarazione annuale dei redditi; 2) c’è un tetto oltre il quale incassa lo Stato che è di 7,75 milioni di euro per il 2014, 9,6 milioni di euro per il 2015, 17,7 milioni di euro per il 2016 e 25,1 milioni di euro dal 2017. Fino al 2023 il tetto non viene mai raggiunto. Invece nel 2024 scelgono il 2 per mille 2 milioni di italiani, quasi il 5% (contro gli 1,7 del 2023) e la cifra arriva a 29 milioni e 790 mila e 532 euro (contro i 24 del 2023). Cosa fa il governo? Aumenta immediatamente il tetto di 4 milioni e 691 mila euro in modo che i partiti non perdano neppure un euro. Non solo. A fine novembre 2024 il governo prova anche a modificare il meccanismo con un emendamento al decreto Fisco passando dal 2 per mille allo 0,2 per mille (qui), e dando quindi l’impressione di ridurre i soldi dell’Irpef destinati ai partiti. Contestualmente veniva però stabilito che i partiti avrebbero incassato lo 0,2 per mille di tutta l’Irpef versata dai contribuenti, anche di quelli che non esprimono nessuna scelta (come avviene per l’8 per mille). I soldi incassati in questo modo sarebbero arrivati a 42,3 milioni di euro a partire dal 2025. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo ha bloccato. Un provvedimento del genere, oltre a incidere sui soldi pubblici, sarebbe andato a impattare ancora una volta sulle libere scelte dei cittadini”. (19 feb - red)

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