Nonostante le sanzioni e la minaccia rappresentata dalla dipendenza dall'energia russa, nel terzo anno dell'invasione su vasta scala dell'Ucraina da parte della Russia, le importazioni di combustibili fossili russi dall'Unione Europea in particolare rimangono sostanzialmente invariate, totalizzando 21,9 miliardi di euro, con un calo del 6% annuo in valore ma solo dell'1% annuo in volume. E’ quanto emerge dal rapporto dal Centre for Research on Energy and Clear Air nel giorno del terzo anniversario dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. In particolare, le importazioni di combustibili fossili russi da parte dell'Ue nel terzo anno dell'invasione hanno superato i 18,7 miliardi di euro di aiuti finanziari inviati all'Ucraina nel 2024. Anche i guadagni totali della Russia derivanti dai combustibili fossili a livello mondiale nel terzo anno dell'invasione hanno raggiunto i 242 miliardi di euro e sono ammontati a 847 miliardi di euro dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina nel febbraio 2022. La roccaforte della Russia sui nuovi mercati si è anche consolidata nel terzo anno dell'invasione, spiega il Crea: i tre maggiori acquirenti di combustibili fossili russi, Cina (78 miliardi di euro), India (49 miliardi di euro) e Turchia (34 miliardi di euro) sono stati responsabili del 74% dei ricavi totali della Russia dai combustibili fossili nel terzo anno dell'invasione. Il valore delle importazioni di India e Turchia ha visto un aumento annuo rispettivamente dell'8% e del 6%.
Nel terzo anno dell'invasione, le navi 'ombra' russe continuano anche a dirottare il petrolio sotto embargo verso paesi non sanzionatori. 558 petroliere 'ombra' russe hanno trasportato 167 milioni di tonnellate, ovvero il 61% delle sue esportazioni totali di petrolio via mare, per un valore di 83 miliardi di euro. La flotta ha gestito il 78% delle spedizioni di petrolio greggio via mare russe, per un valore di 57 miliardi di euro, e il 37% dei prodotti petroliferi raffinati, per un valore di 26 miliardi di euro. Per Rasa Juknevičienė, eurodeputato del Ppe, “le sanzioni non sono solo uno strumento politico; sono una necessità strategica. Ora è il momento di mantenere la calma e andare avanti, tenendo duro contro le pressioni per revocarle. Un allentamento prematuro delle sanzioni non farebbe che rafforzare i regimi autoritari e minare i principi stessi che cerchiamo di sostenere. La perseveranza è la chiave per un impatto reale”.
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