"L'inversione di rotta degli Stati Uniti sull'Ucraina riecheggia il calcolo cinico che fu all'origine del patto tedesco-sovietico del 1939". Così su Le Monde lo storico britannico Roger Moorhouse per il quale “Tappando il suo sostegno a Kiev, Washington riconosce una sfera di influenza russa nell'Europa orientale e pone fine alla pax americana, l'ordine che ha definito la politica internazionale dal 1945”. “La storia non si ripete mai ci dicono i saggi, ma fa rima e produce echi”, scrive Moorhouse. “Se avete orecchie per orecchio, nelle ultime settimane ne avrete udito molti echi, a partire dagli spiacevoli ricordi del patto tedesco-sovietico. Nell'estate del 1939, la Germania di Hitler e l'Unione Sovietica di Stalin stipularono un allineamento strategico che sconvolse il mondo. Sebbene il loro patto fosse presentato come un trattato di non aggressione – come tanti altri accordi conclusi negli anni ’30 – il suo intento era tutt’altro che pacifico. Era accompagnato da un protocollo segreto che demarcava le sfere di influenza tedesca e sovietica nell'Europa orientale, il che portò direttamente all'invasione della Polonia da parte di Hitler e allo scoppio della Seconda guerra mondiale. Per entrambi i firmatari, a prevalere fu la realpolitik, ovvero la fredda e pragmatica ricerca dell’interesse nazionale: il loro antagonismo ideologico contava meno del loro desiderio comune di abolire l’ordine emerso dalla prima guerra mondiale”. (5 MAR - DEG)
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