Grande Stato dell’Africa occidentale, che si affaccia sul Golfo di Guinea, la Nigeria è costituita in gran parte dal bacino idrografico e dal delta del Niger e presenta una varietà notevole di climi e paesaggi, ma anche di razze, culture e religioni. E’ il paese più popoloso ( circa 229 milioni di abitanti secondo le Nazioni Unite) e anche più urbanizzato dell’Africa: oltre un quarto della popolazione vive concentrata nelle grandi città di Sokoto,Kano, Zaria, Kaduna, Ibadan, Abuja (capitale), Abeokuta, Ilorin, Enugu, Porto Harcourt e, soprattutto, a Lagos, importante centro commerciale e finanziario del paese. Pare che proprio in coincidenza con la crisi petrolifera, una trentina di anni fa, una parte del ceto dirigente istruito, per compensare le perdite di profitto, si sia dedicato ad attività illecite ed abbia costituito le trame di organizzazioni criminali diventate nel tempo una vera minaccia per lo sviluppo civile del paese.
Fatto sta che, nella seconda metà degli anni Ottanta del secolo scorso, la Nigeria ha cominciato a distinguersi nel settore della criminalità, in particolare nel traffico di stupefacenti. Il primo arresto per reati connessi alla droga risale al 1987. Ancora nel 1990 i corrieri nigeriani sorpresi in numerose località degli USA, dell’Europa (in Italia in particolare), della stessa Africa appartenevano a una manovalanza sostanzialmente dipendente dalle organizzazioni criminali di altri paesi, oppure impegnata in proprio nell’ambito del piccolo spaccio tutt’al più controllato dai boss locali.
Con il passar del tempo i nigeriani non sono più spacciatori o “muli” ma agiscono come fornitori, organizzatori, supervisori, mediatori o corrieri di livello. A ciò si aggiunga che, per sviare i controlli, si assiste ad una gestione molto oculata e duttile delle rotte, dei percorsi che si stabiliscono per i corrieri e la droga, che sono variati continuamente. Insomma, in Nigeria agiscono da anni temibili organizzazioni criminali, di buon livello, capaci di egemonizzare il traffico degli stupefacenti che da un trentennio ha scelto l’Africa come perno di triangolazioni che dall’Asia , oppure dall’America latina, conducono ai lucrosi mercati europei e nordamericani.
Nel panorama criminale nigeriano vanno ricordate le “confraternite” (cults) nate nelle Università con lo scopo di combattere l’apartheid e il razzismo e divenute poi, nel periodo degli sconvolgimenti politici che interessarono il Paese nel 1983, complessi gruppi criminali organizzati che si sono distinti anche per l’uso della forza e per il continuo ricorso alla violenza per imporre le proprie regole. Le principali associazioni cultiste presenti in Italia sono la ”Supreme Eiye Confraternity” (radicata a Torino, Brescia, Verona, Padova, Roma, Caste Volturno e Napoli), la “Black Axe Confraternity” ( diffusa soprattutto in Piemonte, Campania, Puglia, Sicilia), i “Maphite” ( presenti in Emilia Romagna e Piemonte), i “Vikings o Arobaga” ( presenti in maniera più consistente in Piemonte, Marche, Emilia Romagna, in particolare a Ferrara e Reggio Emilia, nella provincia di Bari, in Sicilia e Sardegna).
Diverse,negli ultimi anni, le operazioni di contrasto alla criminalità nigeriana delle nostre forze di polizia, con il riconoscimento in sede giudiziaria, in alcuni casi, delle caratteristiche mafiose di tali organizzazioni. E’ quanto ha ricordato anche quattro anni fa il report (“La mafia nigeriana in Italia-Focus”) del Servizio Analisi Criminale, organismo interforze del Dipartimento della Pubblica Sicurezza che ha sottolineato, tra l’altro, come la criminalità nigeriana si è evoluta nel nostro territorio “..in contesti connotati dalle storiche presenze delle mafie autoctone con le quali ha trovato una sorta di equilibrio anche se, nel tempo, non sono mancate situazioni di forte conflittualità, come accaduto in Campania”.
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