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direttore Paolo Pagliaro

SUDAN, OGNI 10 SECONDI
IN FUGA UN BAMBINO

SUDAN, OGNI 10 SECONDI <BR> IN FUGA UN BAMBINO

In media, un bambino ogni 10 secondi è stato costretto a fuggire da casa da quando è iniziato il conflitto due anni fa. Il Sudan stava già affrontando una delle peggiori crisi umanitarie al mondo prima dello scoppio delle ostilità nella capitale Khartoum nell'aprile 2023, e il Paese si trova ora ad affrontare la più grande crisi di sfollamento infantile a livello globale, con oltre 6,5 milioni di bambini sradicati dalle loro case. Oltre 12,6 milioni di persone sono attualmente sfollate a causa del conflitto in Sudan, ovvero una persona su tre.

In occasione del secondo anniversario del conflitto l’organizzazione umanitaria - che lavora in Sudan dal 1983 con programmi per bambini e famiglie colpiti da conflitti, sfollamenti, povertà estrema e fame - ha commissionato all'illustratrice sudanese Shiroug Idris, anche lei sfollata a causa delle violenze, un'opera che metta in luce l'impatto del conflitto sulla vita dei bambini.

Shiroug è stata costretta a fuggire dalla sua casa a Khartoum nel 2023 e ora vive a 500 km di distanza, a Kassala, nel Sudan orientale. Si è recata a Gedaref con Save the Children per vedere il lavoro dell'Organizzazione e ha tenuto un laboratorio di disegno con i bambini per permettere loro di raccontare le proprie storie sul conflitto. "Come persona costretta a fuggire da queste terribili violenze – ha detto -, è stato straziante assistere a ciò che questi bambini stanno attraversando. Milioni di persone sono state sfollate, costrette ad abbandonare le loro case e private dell'infanzia che ogni bambino merita. Attraverso i miei disegni, spero di sensibilizzare il mondo sulle atrocità che si stanno verificando in Sudan e sul loro impatto devastante sulla vita dei più piccoli. I Governi di tutto il mondo devono fare di più per riconoscere questa crisi e porre fine alle sofferenze". Una delle bambine che ha lavorato con Shiroug è Fatima, 11 anni, costretta a fuggire da casa sua nello stato di Al Jazirah, nel Sudan centro-orientale, a seguito di violenti scontri in cui un proiettile ha colpito una delle finestre della loro abitazione. Fatima e la sua famiglia sono fuggite in un villaggio vicino, ma i soldati sono arrivati a casa loro e hanno minacciato di ucciderli. La sua famiglia si è spostata attraverso diversi villaggi, affrontando violenze, estorsioni e difficoltà prima di raggiungere un campo a Gedaref. Save the Children ha fornito alla sua famiglia cibo, coperte, materassi, vestiti, inclusi pigiami e pantofole.

"Avevo paura che ci uccidessero, ma mia madre mi ha rassicurata. Quando siamo arrivate a Gedaref, ero felice perché non si sentivano rumori di combattimenti, solo pace", ha raccontato la bambina che ora frequenta la scuola e uno spazio a misura di bambino, dove partecipa ad attività come arte, sport e giochi, per aiutarla a elaborare il suo trauma, costruire resilienza e ritrovare la fiducia in sé stessa. Il suo messaggio agli altri bambini in Sudan è: "Non abbiate paura; torneremo a casa, proprio come hanno fatto altri".

Nel caos e nella violenza degli ultimi due anni, in cui si stima siano state uccise 28.700 persone, molti bambini sono stati separati dalle loro famiglie, esponendoli a un rischio maggiore di aggressioni o sfruttamento. Solo a Save the Children sono state segnalate oltre 2.686 violazioni dei diritti dei minori nell'ultimo anno, la maggior parte delle quali ha riguardato uccisioni e mutilazioni, reclutamento e violenza sessuale contro i bambini.

Mariam, 14 anni, è stata catturata e violentata da un gruppo di uomini armati insieme a un'amica, che in seguito è morta a causa delle ferite riportate. Mariam è sopravvissuta ma è rimasta incinta. Dopo aver saputo della sua gravidanza, la sua famiglia l'ha costretta ad andarsene di casa e Mariam ha partorito in condizioni igieniche precarie e senza assistenza. La sua neonata si è ammalata ed è morta. Quando Save the Children è venuta a conoscenza della situazione di Mariam, l'ha supportata con assistenza sanitaria e psicologica e ha poi lavorato a stretto contatto con la sua famiglia, aiutandola a capire e ad accogliere la figlia. Ad oggi Mariam è tornata dalla sua famiglia e Save the Children continua a supportarla nel suo percorso di guarigione. "Per due anni il conflitto e la violenza diffusa in Sudan hanno causato immense sofferenze ai bambini. Questa è diventata la più grande crisi di sfollamento infantile al mondo, ma nonostante l'urgente necessità, la crisi in Sudan rimane ampiamente sottovalutata e il mondo non se ne accorge. Quando le persone sono costrette a lasciare le proprie case a causa della violenza, di solito sono le donne e i minori i primi a fuggire, per questo spesso vediamo campi profughi pieni di bambini. Il numero di minori sfollati in Sudan, la loro giovane età e la loro vulnerabilità, è sconcertante. Il mondo ha il dovere di prendersi cura di questi bambini e noi li stiamo deludendo” ha dichiarato Mohamad Abdiladif, direttore di Save the Children in Sudan. L’organizzazione umanitaria chiede alla comunità internazionale “azioni politiche significative e urgenti per affrontare questa crisi, per un cessate il fuoco immediato e per un accordo di pace duraturo”. (15 apr - red)

(© 9Colonne - citare la fonte)
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