di Paolo Pagliaro
Anche in politica nulla si crea e tutto si trasforma. Fino a ieri, per esempio, la destra pensava che le agenzie di rating tramassero contro l’Italia per favorire interessi privati, su tutti quelli di Soros. Nel 2012 Giorgia Meloni definì le agenzie di rating “pagliacci camuffati da inquisitori, che profetizzano cose già accadute e non prevedono il crollo dei colossi finanziari”. Nel 2017 ritenne “gravissimo” il fatto che Mattarella si mostrasse preoccupato per i loro giudizi. Nel 2018 disse che il rating di Standard & Poors era “attendibile come la previsione di una cartomante” . Sul sito Pagella Politica c’è un dettagliato elenco degli improperi che nel corso degli anni la destra e la sua leader hanno riservato alle società che valutano la solidità e la solvibilità di chi emette titoli sul mercato finanziario, a cominciare dagli Stati. L’accusa, in sostanza, era quella di limitare la sovranità popolare.
Ma ora a destra c’è stato un radicale ripensamento. Dopo che Fitch ha osservato che a Roma il contenimento della spesa pubblica sembra funzionare e dopo che Standard & Poors ha rivisto al rialzo la pagella del nostro paese, i giudizi delle società di rating sono diventati attendibili e autorevoli. Secondo Fratelli d’Italia “la stabilità del governo Meloni e la sua buona politica rassicurano i mercati”. Per le agenzie di rating la quarantena è finita.