Incontrando i giornalisti prima di partire alla volta di Washington da Parigi, dove ieri ha partecipato agli incontri ad alto livello tra rappresentanti americani, europei e ucraini, il Segretario di Stato statunitense Marco Rubio ha dichiarato questa mattina che è necessario “determinare nei prossimi giorni” se la pace è effettivamente “fattibile” in Ucraina. “Se ciò non fosse possibile, dovremo andare avanti”, perché “gli Stati Uniti hanno altre priorità”, ha detto davanti all’aereo all'aeroporto Le Bourget. “Penso che il presidente probabilmente arriverà a un punto in cui dirà: 'Bene, è finita'”, ha insistito Rubio, ricordando che questa guerra “si sta svolgendo nel continente europeo”. Rubio ritiene inoltre che Londra, Parigi e Berlino possano “aiutare, far progredire le cose e avvicinarci alla risoluzione” del conflitto ucraino. “Ho trovato le loro idee molto utili e costruttive”, ha aggiunto.
Intanto però Mosca proprio questa mattina ha annunciato che “Il mese di moratoria” relativo agli attacchi alle strutture energetiche “è effettivamente scaduto. Al momento, non ci sono state ulteriori istruzioni dal Comandante in Capo Supremo, il Presidente Putin”. A renderlo noto è stato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, nella sua conferenza stampa quotidiana. È dunque ufficialmente terminata la fragilissima moratoria di cui peraltro Mosca e Kiev si sono accusate reciprocamente di aver violato in diverse occasioni. Il 18 marzo, Putin aveva annunciato di aver ordinato al suo esercito, in seguito a una telefonata con Donald Trump, di cessare gli attacchi contro le infrastrutture energetiche ucraine per trenta giorni. L'Ucraina, da parte sua, ritiene la moratoria avrebbe dovuto restare in vigore fino il 25 marzo, giorno in cui la Casa Bianca ha annunciato l'accordo.
Nel frattempo da Pechino è giunta la risposta alle accuse di Zelensky secondo cui la Cina avrebbe fornito aiuti bellici alla Russia. “La Cina non ha mai consegnato armi letali a nessuna delle parti in conflitto e controlla rigorosamente i prodotti a duplice uso”, ovvero quelli che possono venire convertiti da scopi civili a militari, ha dichiarato questa mattina il portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Lin Jian. “La parte ucraina ne è ben consapevole e ha dichiarato pubblicamente che la maggior parte dei pezzi di ricambio per armi importati dalla Russia provengono dagli Stati Uniti e da altri paesi occidentali”, ha aggiunto, prima di concludere che “la Cina si oppone fermamente alle accuse arbitrarie e alle manipolazioni politiche”. Ieri il leader ucraino aveva affermato che la Cina di “fornisce armi” alla Russia e inoltre parteciperebbe alla “produzione di determinate armi” sul territorio russo. Il presidente ucraino non ha fornito ulteriori dettagli sulle sue accuse, ma ha parlato di “polvere da sparo e artiglieria”, promettendo di dire di più “la prossima settimana”. (18 apr - deg)
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